Il segretario generale della Cei alla giornata conclusiva. L’economista Becchetti: alla politica spetta il compito di “dare risposte” per vincere la sfida del lavoro, specialmente al Sud
Ai giovani bisogna dare soprattutto ragioni per vivere. Ne è convinto il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, intervenuto al convegno “Chiesa e lavoro, quale futuro per i giovani nel Sud?”. “Per troppo tempo, dentro e fuori della Chiesa, abbiamo confuso e continuiamo a confondere la cura che richiede l’educazione con l’offerta di soluzioni prêt-à-porter o con l’offerta di scorciatoie. Possiamo trovare anche giovani che si accontentano di queste risposte ma, l’esperienza maturata fin qui e la lunga consuetudine avuta con tanti ragazzi mi ha convinto della tragica verità del lamento dei giovani mandati a morire per esempio durante la Prima Guerra mondiale” (il vescovo ha citato al proposito una frase di Bernanos: “Avevamo chiesto ai nostri padri una ragione per vivere, ci hanno mandato a morire in guerra”).
Secondo Galantino, “tra gli aspetti più preoccupanti della questione giovanile, soprattutto nel nostro Sud”, ve ne sono soprattutto due. “Innanzitutto la distanza tra la domanda di ragioni per vivere dei nostri giovani e le risposte che a questa domanda vengono fornite. E poi, la creazione di veri e propri cortocircuiti che possono innescarsi tra la richiesta di ragioni per vivere e le risposte ad essa fornite”.
Di qui il suo invito a non essere semplicemente preti e vescovi del sociale, ma a vivere e diffondere il Vangelo. “Chiesa in uscita non
significa solo uscire dalla sagrestie e dalle parrocchie – ha sottolineato -, ma anche dai luoghi comuni, dalle solite lamentele e dalle prassi consolidate, per percorrere nuove strade”.
Per quanto riguarda il Sud ad esempio, Galantino ha invocato “una sorta di conversione, non solo lessicale, che deve riguardare ilconcetto di economia”. Non solo economia di profitto, ma “una economia – ha detto il vescovo – che faccia i conti con la realtà”. Quindi “un invito rivolto a ciascuno per la propria parte di responsabilità: dire “no” al pietismo, al paternalismo, e “sì” alla sussidiarietà. Pietismo e assistenzialismo sono stati e continuano ad essere i più efficaci e subdoli alleati del malcostume e del sistema malavitoso. L’alternativa passa solo attraverso una consapevole assunzione di responsabilità. Laddove questa consapevole e coraggiosa responsabilità manca, ci saranno “altri” a far pesare i bisogni, “indirizzandoli” e trasformandoli in una richiesta di favori”.
Non si parte da zero, comunque. Dalle tante buone pratiche che ci sono può venire “un distillato di consigli e suggerimenti” per
rispondere positivamente al problema occupazionale. Lo ha rimarcato nel suo intervento l’economista Leonardo Becchetti. “Ci sono tantissime buone pratiche sul territorio”, ha evidenziato, e in diversi casi “la Chiesa ha un ruolo molto bello di creazione d’impresa, ad esempio attraverso il Progetto Policoro”. Alla politica spetta il compito di “dare risposte”, e in questo il riconoscimento delle buone pratiche può servire a capire “come vincere la sfida del lavoro, specialmente al Sud”. Insomma, si tratta di “elevare a sistema le buone pratiche” per costruire delle politiche pubbliche “adeguate”.
Tra le proposte, Becchetti ha citato “incentivi fiscali ad hoc per i giovani del Mezzogiorno”, “infrastrutture soprattutto in Sicilia”, “una sorta di ‘tripadvisor’ per premiare le imprese virtuose in termini di impegno sociale e ambientale”.
Moltissimi gli interventi in aula. Dopo i vescovi presidenti (o delegati) delle Conferenze episcopali regionali, i rappresentati di
associazioni (ha parlato Carlo Costalli di Mcl), imprenditori e sindacalisti. Ricordato anche il collegamento del convegno con la Settimana sociale di Cagliari nel prossimo ottobre. Il ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha sottolineato: “Dobbiamo fare in modo che le energie vitali che sono nel mezzogiorno possano coinvolgere tutti. La politica deve impegnarsi per il cambiamento”.
Il convegno si concluso con un “Messaggio ai giovani delle Chiese del Sud. “Rivolgiamo alle istituzioni competenti un caloroso
e pressante appello ad intervenire con urgenza e concretezza, mediante politiche appropriate. Oggi più che domani. Perché domani forse sarà troppo tardi. Il Sud infatti non è privo di risorse. Ma la risorsa più importante sono proprio i giovani”.