La Procura di San Isidro che conduce le indagini sulla morte di Diego Armando Maradona oltre al neurochirurgo Leopoldo Luque e alla psichiatra Agustina Cosachov – secondo Infobae – adesso sono indagati per omicidio colposo anche lo psicologo Carlos Diaz che curò il Pibe nei mesi precedenti il decesso, l’infermiera Dahiana Gisela Madrid che assisteva Diego durante la convalescenza post intervento al cervello e anche l’infermiere Ricardo Almiron, anche lui presente il giorno del decesso di Maradova nel Barrio San Andres. E la cuoca Romina Milagros Rodriguez, nota come “Monona”, sarà riascoltata dagli inquirenti mercoledì.
I CELLULARI DI DIEGO – I magistrati inquirenti della Procura di San Isidro Laura Capra, Patricio Ferrari e Cosme Iribarren, coordinati dal Procuratore capo John Broyad, vogliono aprire i due cellulari di Maradona sequestrati nella perquisizione dopo la morte di Diego, ma per poterlo fare devono avere il via libera dal giudice di garanzia Orlando Díaz che deciderà se il contenuto possa essere accessibile.
GLI OCCHI DEL MONDO – Il lavoro dei magistrati argentini continuamente è sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale essendo Maradona una delle persone, volente o nolente, più note della Quarta Galassia. Ogni atto dei magistrati di San Isidro viene valutato da centinaia di milioni lettori di ogni estradizione sociale e latitudine. Naturalmente anche da magistrati di altri Paesi che conoscono bene la procedura e i passi da fare.
IL GIRO SI ALLARGA – I magistrati vogliono avere un quadro della situazione quanto più ampio possibile e hanno deciso di sentire anche altre persone che hanno messo piede nella casa dove Maradona ha vissuto le ultime settimane di vita. Tra queste Griselda Vanesa Morel, la psicopedagoga di Dieguito Fernando, il figlio di Diego con Veronica Ojeda, che accompagnava l’ex compagna del Pibe nelle sue visite nell’inadeguata abitazione dove è deceduto il campione argentino. Una casa che si è rivelata senza i basilari confort per le condizioni di degente come Maradona. Una casa affittata in fretta per l’uscita di Diego – paziente difficile – troppo veloce dalla clinica dove era stato operato per un’edema subdurale al cervello. Un’abitazione inidonea per un convalescente come il Pibe con seri problemi cardiaci. Ma che fosse costretto a vivere con un bagno chimico accanto al letto, senza un defibrillatore e una bombola d’ossigeno francamente fa sorgere enormi perplessità e comprendere facilmente la “mala praxis” ipotizzata dalla Procura di San Isidrio. Tante assurdità sono salite a galla in una casa dove non c’era nulla che potesse aiutare Maradona a superare la crisi cardiaca che poi ha causato la sua morte.