Manca meno di una settimana al ballottaggio che decreterà il nuovo sindaco della terza Città d’Italia. Il clima del confronto politico complessivo non è bello, comunque…
Il PD è in totale balia di sé stesso e della propria incapacità, sia d’analisi che d’azione. Qualche locale esponente “piddino”, per esempio, ha sostenuto che il PD, in vista del ballottaggio del 19 giugno, dovrebbe schierasi a favore di de Magistris perché non potrebbe lasciare Napoli in balia di una “destra reazionaria, antidemocratica, fascista, xenofoba ed omofoba”! Qualcos’altro (?), mi verrebbe da chiedere. Ove mai gli fosse sfuggito, domenica prossima, il ballottaggio non sarà contro l’asse FdI-Lega ma tra due diverse visioni di città: quella disegnata da Lettieri, da una parte, e quella imbrattata dal sedicente “zapatismo arancione”, dall’altro. Se analisi deve essere, che almeno sia seria! Non si possono creare “mostri” (che proprio non esistono) pur di concedersi “a Giggino” (e ad ogni costo). Farlo è cosa legittima. Che lo si faccia (almeno) per le ragioni serie (se ci sono), perché certi slogan non fanno bene, né a Napoli, né ai Napoletani né, tanto meno, alla storia di un partito come il PD.
Le cose non migliorano nemmeno sul versante dei “Fratellini d’Italia”. La guerra intestina tra quel che resta delle varie anime della “defunta” Alleanza Nazionale, sta mietendo “vittime importanti”, soprattutto dal punto di vista della decenza e del decoro, sia nelle analisi che nelle azioni. Una pantomima sempre più assurda ed inqualificabile se è vero, com’è vero, che a Napoli, Fratelli d’Italia, in vista del ballottaggio del 19 giugno, ha scelto di non appoggiare Lettieri. Mi rendo conto che, al netto del “voto romano”, i “fratellini”, in “giro per l’Italia” hanno raccolto consensi da “uno virgola qualcosa” e che l’affannosa “rincorsa al tesoretto di AN”, non soltanto mette ansia, ma procura anche una devastante asfissia “di concetto”, ma a tutto c’è una decenza, però. Comunque sia, il dado è tristemente tratto… Inconsistenze su inconsistenze. “Giochi a perdere” su “giochi a perdere”. C’è soltanto da augurarsi che al rincorsa al “lepenismo populista” finisca presto. Una nuova destra è possibile, a patto che sappia cavalcare le raggianti ragioni della della storia e della modernità: vivere di ricordi, per perdersi il presente, non è mai buona cosa…
Il “clima”, purtroppo, non migliora nemmeno tra i sostenitori di “Giggino”. Anzi, confesso che sono seriamente preoccupato: mi chiedo se l’ufficio di “igiene mentale” dell’ASL sia al corrente che è in circolazione un devastante “virus da delirio zapatisa”. Eppure i sintomi sono evidentissimi. Battuta a parte ed entrando nel merito del ragionamento, è di tutta evidenza come i sostenitori del sindaco “uscente” affermino di tutto e di più. Una cosa mi ha colpito più di tutte: secondo loro, dal 2011, Napoli sarebbe stata restituita ai Napoletani. In tutta onestà, non so se devo ridere o se devo piangere. Napoli restituita ai Napoletani? Ma quando? Dove? In cosa?
Napoli è in ginocchio e da tutti i punti di vista. Sarebbe improponibile ricordare tutte le mancanze. Mi limiterò a quelle più evidenti. Il problema dei rifiuti non è stato risolto, né in modo “serio”, né in modo strutturale. I “nostri rifiuti”, peraltro con l’aggravio di spropositati costi di gestione, sia per la cittadinanza “comune” che per le stesse imprese, vengono portati all’estero. Per quale ragione non si sono praticate soluzioni diverse? Per quale motivo i cittadini devono pagare l’incapacità della politica di praticare soluzioni alternative?
Il patrimonio immobiliare del Comune è ancora tutto là, improduttivo e latore di assurde spese di gestione, ivi comprese quelle relative alle strutture concesse (o, comunque, fruite) gratuitamente ai centri sociali. Le “partecipate” non sono state ridotte. L’indegna pratica estorsiva consumata dai parcheggiatori abusivi ai danni dei cittadini non è stata nemmeno minimamente intaccata dall’azione di una “governo cittadino” che, a stretto rigore di diritto, in siffatta materia, pur sarebbe titolare di specifici gravami decisionali ed operativi. E’ vero che Napoli è una città molto grande, ma il fenomeno si è (quasi sempre) prevalentemente concentrato nel centro storico: un intervento capillare non sarebbe stata una cosa così trascendentale. Qualcosa è stata fatta. Non si può negare. Non si puà nemmeno negare che il problema persista, però… E poi, buche, dissesti stradali. Perfino l’Università di Veterinaria è “crollata”. Sicurezza e lavoro latitano, e in ogni dove.
Napoli è una città bellissima. Il suo patrimonio storico ed artistico, nelle mani di un “Sindaco Manager”, creerebbe ricchezza sostanziale, e invece… De Magistris è sicuramente una persona onesta ma la sua azione di governo locale è stata oggettivamente inadeguata.
Napoli non è stata restituita ai Napoletani. Napoli è ancora imbrigliata ed irretita dal “sistema”, ivi compreso quello malavitoso. Lo patisce. Cerca di resistergli! Tutti i napoletani onesti cercano di farlo e tutti i “santi giorni”.
Mi rendo conto che certe battaglie sono dure, durissime, ma da studioso appassionato, da cittadino attento, da scugnizzo che sognava di diventare un Magistrato, da attento lettore delle tristi vicende raccontate dai mezzi di informazione, da uomo che rifugge dai fanatismi e dalle ricostruzioni fantasione (e pur concedendomi tutte le cautele concettuali del caso) immagino che se, “Giggino”, con la sua azione di governo locale, certi “sistemi” li avesse realmente intaccati (anche soltanto in parte) non sarebbe stato libero di camminare serenamente per le vie della Città: come ha insegnato la storia del nostro Paese, e come accadeva per Falcone e Borsellino (quelli si che sono stati degli autentici eroi della “rivoluzione democratica”!), il ricorso ad (almeno) due auto di scorta, debitamente armata, sarebbe stato oltremodo necessario. Insomma, nella valutazione di certe questioni, evitare le esaltazioni da “curva sud”, non soltanto sarebbe necessario, ma addirittura doveroso…
Sia chiaro: un Sindaco non deve essere uno sceriffo. Non ha nemmeno il compito di sostuirsi allo Stato. Ma nelle valutazioni, l’equilibrio è fondamentale. Sicuramente, sul punto, qualcosa di buono l’avrà fatta, ma da qui a farla passare per dirompente e risolutiva, per quel “qualcosa” che avrebbe restituito Napoli ai Napoletani, “ne passa di acqua sotto i ponti…” I fans vogliono inneggiare ad un redivivo Masaniello? Ok. Va bene. In fondo la politica si è anche ridotta a mero showL l’effetto spettacolo non manca mai. Che sia uno show di qualità, almeno. Che sia privo (almeno) delle astruse esaltazioni, perchè i fatti raccontano una storia molto più modesta di quella che, alcuni, si ostinano a raccontare in giro…
Sarò sincero! Sul piano strettamente personale, De Magistris mi è simpatico. E’ uomo dall’oratoria calda ed avvolgente. Ha lo sguardo dell’irriverente indisponente. Non proviene dal popolo, eppure il piglio dello scugnizzo gli appartiene. Un po, nel suo modo di fare, “mi specchio”! Ciò non di meno, al di là degli orpelli formali, non mi ha assolutamente conquistato, né per le idee (che sono totalmente agli antipodi delle mie), né per quello che fatto durante questi ultimi cinque anni.
Forse sbaglierò, ma ho la sensazione che abbia più a cuore la propria ascesa nell’agone politico come “l’anti-Renzi di sinistra” che le sorti di Napoli e dei Napoletani. E’ quasi affascinante inneggiare alla “rivoluzione” in una terra che ha vissuto le “avventure di Masaniello”, l’entusiasmate ribellione delle “Quattro Giornate” e, finanche, le magie di Maradona. E’ suggestivo alludere all’autonomia e all’indipendenza. Peccato che siano soltanto chiacchiere, però…
Napoli, purtroppo, non è soltanto la terrà di Benedetto Croce, di Vico, di Eduardo e di Totò. Napoli è anche terra di Camorra, sia dei “colletti bianchi” che della “manovalanza armata”. Lo raccontano le cronache giudiziarie. Lo “dicono” le ricerche e gli studi di settore. Lo racconta la storia di una città e di un popolo, martoriati ed afflitti… “L’aria”, in certi casi, è addiritura irrespirabile. “Il sole” sembra non sorgere mai, soprattutto nelle periferie dove l’azione del Comune è stata oggettivamente inefficace. Per la verità, sono almeno vent’anni che le periferie sono abbandonate a loro stesse. Ogni Giunta ha sempre (e soltanto) pensato al centro storico: il resto è stato lasciato a quel che avrebbe deciso il fato. Eppure è proprio là che le Istituzioni dovrebbero far sentire la loro voce e la loro presenza. La malavita non si combatte con le chiacchiere o con le sedicenti “rivoluzioni zapatiste”, ma con le idee che diventano proposizione culturale, visione incendiaria ed azioni ardite.
Per fare una Napoli grande, non basta l’onestà procedimentale esplicitata in un protocollo sullo svolgimento delle gare d’appalto (che, comunque, è cosa oggettivamente meritoria): ci vuole un coraggio autentico ed in tutte le direzioni, nessuna esclusa. I cittadini devono fare la loro parte, ma non gli si potrà mai chiedere di diventare degli eroi: certi problemi vanno risolti dalle Istituzioni!
Da sincero liberale, vorrei un mercato libero. Vorrei meno Stato apparato, meno burocrazia e più libertà. Da Napoletano concreto, però, so che, anche soltanto nell’immaginarla la rivoluzione liberale, delle Istituzioni totalmente ed effettivamente sovrane, uno Stato e degli Enti Locali quali unico potere d’imperio territoriale, rappresentano una necessità non oltremodo rinviabile, ed a Napoli, lo Stato, non è così presente, purtroppo…
Un’ultima “chiosa”. Un’ultima, tristissima, riflessione. Una breve sintesi, insomma… Dal “garantismo” Costituzionalmente dato al “giustizialismo popolano”. A questo hanno condotto 20 anni di anti-berlusconismo di sinistra: una “indegnità di concetto” che non si è fermata (soltanto) a Berlusconi, ovviamente. La spettacolarizzazione della giustizia e l’enfatizzazione dello “show del sospetto” sono ovunque, purtroppo, e non hanno risparmiato nemmeno il buon Lettieri.
Personalmente trovo assurdo – ed oltremodo indegno – che si additi un candidato a Sindaco come persona non perbene per effetto soltanto di illazioni e congetture. Ove mai fosse sfuggito, sono soltanto le sentenze passate in giudicato che statuiscono, sia le responsabilità che le condanne, e Lettieri, di condanne, non ne ha avuta nemmeno una!
Il ragionamento è semplice. Dovrebbe esser addirittura scontato, e invece… E, invece, parlo con amici. Ragiono. Molti di loro sarebbero giuristi (addirittura degli avvocati) e, nella “sedicente contesa” (peraltro meramente astratta e priva di qualsivoglia riscontro empiricamente probante e rilevante), anziché ricordarsi dei principi che avrebbero studiato (e che dovrebbero conoscere) formulano soltanto congetture.
Io la adoro “la legge”. Non la calpesterò mai per assecondare i ragionamenti di chi, evidentemente, si è perso il senso delle cose autentiche. Napoli diventerà libera soltanto quando lo diventeranno “le menti” della maggioranza. Quando la faciloneria populista (anche quella ammantata dalle mere cornici accademiche) lascerà il posto ai postulati autentici della nostra civiltà. Fino a quel giorno, “l’opera dei pupi” continuerà, purtroppo.
Il 19 giugno sarà ballottaggio, comunque. Che ognuno voti secondo coscienza. Che ognuno, nell’apporre quella “ics”, su un nominativo o sull’altro, sogni pure, se proprio vorrà e se davvero ci crederà. Per quanto mi riguarda, Lettieri ha formulato delle proposte credibili e seriamente sostenibili. Personalmente, in vista del ballottaggio, faccio (e farò) “il tifo” per lui…