Il PAN palazzo delle arti Napoli, per poco tempo dal 30 settembre al 10 ottobre, ospiterà la mostra fotografica di Sandro Montefusco “Uomini sul Confine” organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, mostra è curata da Pasquale Sanseverino.
Uomini sul confine, non è altro che una raccolta di fotografie scattate in quei luoghi dove storie e racconti si fanno più forti e intensi, dove le deportazioni fisiche diventano arte nel dolore.
Immagini da Tijuana, la più grande frontiera del mondo, coni Nordei Sud del mondo che lì si incontrano, e poi Cuba, un confine geografico e politico, dove i sogni della rivoluzione vengono infranti così come mosche al muro, dalla violenza dell’embargo. La remota isola Taquile sul lago Titicaca, confine tra Perù e Bolivia. E poi ancora Gerusalemme, emblema di tutte le divisioni del mondo, luogo di fede ma anche di profonde divisioni, di lacerazioni culturali. Il Ladakh, nel nord dell’India dove coesistono le culture tibetane, portate dagli esuli dalla Cina, e l’influenza sciita del vicinissimo Pakistan. Sempre in India, ma in un’atmosfera completamente diversa, il confine che unisce la vita e il mistero: Varanasi, sulle rive sacre del Gange, il confine ascetico dell’uomo che nel fumo delle pire delle cremazione trova l’immortalità, il culmine dell’assurdo, una città che neanche nei sogni più fantastici si può immaginare. Il Kosovo, con i contrasti irrisolti tra le diverse etnie, i nuovi confini nati dal tragico conflitto balcanico e i militari in difesa di un precario equilibrio di pace. E poi i confini che si setacciano con i migranti, gli stranieri che vengono a portarci i loro confini, i loro limiti non ultima la loro vita. I confini sono di tutti i tipi, tuttavia non serve andare molto lontano per parlare di tracciati, di limiti mentali oltre i quali è difficile andare oltre, oltrepassarli, liberarsene . Esistono perciò, e sono molto più frequenti di quelli geografici, i confini mentali, il non voler vedere oltre il proprio naso, non accorgersi di ciò che si perde. I limiti mentali sono in ogni dove, e in questa mostra diventano arte, e quindi un varco per superarli., perchè si è tutti liberi e prigionieri allo stesso tempo. Un racconto per immagini che prova a descrivere dignità e bellezza, dolore e rabbia. La rabbia per la vita, ma anche la speranza, perchè niente ha una fine, i confini possono essere abbattuti, se solo si pensa all’amore che si perde, alle persone che feriamo e alla sofferenza che danneggia le tubature dell’anima e ci rende tutti, dannatamente incompleti e soli.