Questa mattina gli agenti del Compartimento di Polizia Ferroviaria per la Campania, sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli, Settima Sezione, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare personale emessa dal G.i.p. presso il Tribunale di Napoli nei confronti di 8 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati.
L’attività d’indagine svolta dalla Polfer ha permesso di accertare come gli otto indagati avessero formato un gruppo stabile e organizzato, dedito al borseggio in danno dei viaggiatori, italiani e stranieri, in arrivo o in partenza dalla stazione della Circumvesuviana di piazza Garibaldi. Tra di loro avevano dato vita ad un vero e proprio sodalizio criminale, all’interno del quale ognuno rivestiva un ruolo perfettamente collaudato.
Al vertice, con mansioni di “registi”, c’erano due napoletani rispettivamente di 58 e 57 anni, per i quali è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere e sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale.
Per altre 6 persone, di cui quattro napoletani e due uomini di nazionalità africana, poiché riconosciuti quali partecipi del sodalizio con funzioni esecutive, è stata applicata la misura degli arresti domiciliari.
Il rapporto tra gli otto arrestati era diventato così saldo da durare anche oltre la realizzazione dei delitti programmati e concretamente portati a termine. Tra loro si era sviluppata una sorta di “mutuo soccorso” che consentiva agli associati impossibilitati a “lavorare”, per motivi di salute o perché detenuti, di ricevere un compenso settimanale per garantire il sostentamento della famiglia. A tal fine, dal provento dell’attività illecita veniva prelevata, dal 58enne e dal 57enne, che in qualità di capi riconosciuti del sodalizio decidevano le modalità di suddivisione del bottino, una quota da destinare alla paga degli affiliati che non avevano materialmente preso parte all’azione delittuosa.
Inoltre, gli associati operavano un’attenta e costante demarcazione del territorio con le sentinelle che, oltre ad indicare l’eventuale arrivo di personale delle forze di Polizia, avevano il compito di segnalare anche la presenza di altri ladri esterni al gruppo. Questi ultimi, una volta individuati, venivano allontanati dal luogo di egemonia della banda che faceva ricorso anche alla violenza per far comprendere quanto fosse indesiderata ogni forma di “concorrenza”.