Le nuove tecnologie digitali rappresentano per la cultura una vera e proprio risorsa, soprattutto in un periodo storico così difficile. Le esperienze in corso dimostrano quali benefici possono essere apportati alla gestione e valorizzazione del patrimonio culturale da un utilizzo mirato del digitale al fine di migliorare la qualità dei servizi e ampliare la platea di fruitori.
Il Convegno tenutosi oggi 2 dicembre, presso la Società dei Naturalisti in Napoli, ha trattato sotto diversi punti di vista la valorizzazione della cultura nell’ottica digitale. L’incontro, organizzato dal Polo della Cultura “Mezzocannone 8” in collaborazione con l’Associazione culturale “MineCreative”, mirava ad approfondire le opportunità dischiuse dal digitale e dal rafforzarsi delle pratiche di cooperazione nell’ambito della circolazione delle risorse artistiche, bibliografiche e documentarie. Inoltre, sono state poste le basi per un nuovo paradigma di offerta culturale nella città partenopea.
A coordinare il convegno è stato Ferruccio Diozzi, Responsabile del Centro Documentazione del CIRA, che nel suo intervento ha dichiarato: “Le grandi spinte alle transizioni che si stanno determinando in questi anni, assieme allo stato d’eccezione creato dalla pandemia, portano ad affrontare contesti di cui siamo chiamati a conoscere e a gestire i fenomeni innovativi. La pandemia ha condizionato la nostra vita sociale e lavorativa“.
Successivamente, ha sottolineato l’importanza per la cultura di uno strumento come il Pnrr:
“Pnrr utile al fine di progettare e definire l’innovazione tecnologica organizzativa e sociale. Offre un’opportunità ma anche una sfida. Bisogna essere in grado di programmare e organizzare l’innovazione. Ed è qui che entrano in gioco i servizi digitali. Sono necessarie nuove abilità per conseguire visioni d’insieme, logiche di raccordo e capacità di comunicazione e valorizzazione del lavoro culturale”.
Giuseppina Rubinacci, responsabile della Biblioteca dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, durante il convegno ha evidenziato: “Abbiamo cercato di trasformare il lockdown in un’opportunità, affinché si potesse migliorare la qualità dei nostri istituti e delle offerte formative. Le biblioteche, e i luoghi culturali tutti, dovrebbero esercitare un ruolo attivo di resilienza nei confronti dell’universo social, ormai predominante, sfruttandone con accuratezza i vantaggi senza però rinunciare alla propria cifra comunicativa e alla propria identità“.
Inoltre, ha elencato e spiegato le numerose attività realizzate dal Polo Mezzocannone 8, affinché la cultura e le tecnologie potessero rappresentare un vero e proprio volano di innovazione.
Il Polo della Cultura Mezzocannone 8 è nato dalla collaborazione tra Biblioteca Universitaria di Napoli (Ministero della Cultura), Società dei Naturalisti in Napoli e Dipartimento di Giurisprudenza (Biblioteca di Diritto Romano) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che hanno stipulato un apposito Protocollo di intesa. Ad esso partecipano anche il Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche, con i relativi musei, e l’Associazione culturale MineCreative.
Cultura libera
Intervenuto al convegno è stato anche il Garante dei detenuti, Samuele Ciambriello, che ha messo in evidenza l’importanza del diritto alla cultura e all’istruzione per persone diversamente libere.
“Contento dei dati provenienti dalla Campania sull’istruzione dei detenuti. Tra i detenuti abbiamo 56 universitari, di cui 13 stranieri. 74 detenuti sono iscritti al polo universitario di Secondigliano. Abbiamo, però, anche 229 analfabeti di cui 138 stranieri. La cultura, la conoscenza educa, libera, inserisce nella società“, ha dichiarato il Garante.
“In ogni carcere dovrebbe essere presente una biblioteca. Proprio per questo ho fatto una convenzione con l’associazione italiana biblioteche, con il supporto di quella regionale. Quindi si entrerà in ogni istituto penitenziario per attrezzarlo di una biblioteca, per far in modo che sia presente un vero veicolo di conoscenza“, ha poi concluso.
Nuove prospettive di crescita
Napoli, purtroppo, vive una situazione di criticità e arretratezza. Ma grazie alle sue tante eccellenze, può diventare un laboratorio privilegiato dove sperimentare processi all’avanguardia di disseminazione della cultura.
Processi chiamati a valorizzare le energie provenienti dalla società civile e che devono segnare il superamento dei tanti steccati che hanno finora caratterizzato, e spesso paralizzato, la governance, la gestione e la fruizione della cultura e dei beni culturali.
Ed è ciò che è stato attuato a Capaccio, con il restauro e messa a punto della Biblioteca Erica.
Paola Mangone, Responsabile Area PO del Comune di Capaccio Paestum, è intervenuta a tal proposito al convegno esponendo tutte le attività e idee legate alla realizzazione di questa “biblioteca per l’inclusione”.
“La Biblioteca deve essere un luogo di scambio e di dialogo. Il mondo digitale ha avvicinato i giovani alla cultura e ha permesso di attuare numerose iniziative”, ha dichiarato.
Il convegno, quindi, ha messo a fuoco una pluralità di modelli di intervento, avvalendosi del contributo di esperti e di esponenti significativi della vita socio-culturale della Campania in settori a volte apparentemente distanti tra loro.
Le iniziative attuate e in corso d’opera risultano interessanti e proficue, in quanto consentono di guardare al futuro con un certo ottimismo, sia per i risultati ottenuti, sia perché combinano competenze tecniche molto verticali con una sempre più precisa conoscenza delle specifiche meccaniche che regolano l’eterogeneo mondo della cultura e del digitale.