Scusate ma che è succies?”. La storia delle ultime ore di Napoli Est può essere riassunta così, con la celebre battuta di Riccardo Pazzaglia in “Così parlò Bellavista.
Sono almeno 3 mesi che nelle strade di S. Giovanni a Teduccio, di Barra e di Ponticelli si spara. Senza distinzioni di orari, di giorno e di notte, in strade affollate o deserte.
Corso Sirena, Via Mastellone, C.so S. Giovanni: dal 10 giugno ad oggi sono stati almeno 4 gli episodi. La dinamica è fondamentalmente la stessa: dai 2 ai 6 sicari in genere su moto di grossa cilindrata sparano decine di colpi di pistola o di Kalashikov a scopo intimidatorio. Obbiettivo: la riorganizzazione del territorio secondo le nuove geografie criminali.
Messa così sembra roba di polizia, intelligence e ordine pubblico. In realtà la questione non sta esattamente in questi termini. Tutt’altro.
Il ritornare di una “strategia della tensione” a Napoli Est si lega, inevitabilmente, alla scomparsa della questione “periferie” dall’agenda politica e amministrativa cittadina.
Era dai tempi dell’Operazione Parthenope, con i mezzi anfibi dell’Esercito mandati a presidiare le strade, che non si respirava nei quartieri un tale clima di paura. La differenza, rispetto a quegli anni, sta nell’assenza di speranza ed attenzione.
Diversamente da altri tempi Napoli est è ai margini della discussione, anche civica, della città.
Anche volendo rifuggire, con qualche sforzo, alla dicotomia Centro-Periferie, è evidente che ai margini del Lungomare Liberato ciò che accade è marginale e secondario.
Eppure il tanto vituperato passato qualche possibilità di riscossa l’aveva messa in piedi.
Basterebbe abbandonare, seppur per qualche attimo, al furore iconoclasta che sembra aleggiare per le scale di S. Giacomo o di S. Lucia per capire che attorno alla scelta di de localizzare alcune facoltà universitarie nell’Area Ex-Cirio si può immaginare una nuova missione per queste terre.
E’ tanto peregrina l’idea di fare , per esempio, S. Giovanni a Teduccio un pezzo serio della città universitaria investendo in residenze e servizi per gli studenti?
Probabilmente non lo è e ci si nega quindi la possibilità di innescare un effetto domino positivo per l’intera area orientale.
Se in quartieri ancora scossi dalla de-industrializzazione alla domanda sul futuro di queste aree nessuno è in grado di dare una risposta, il rischio ghetto è dietro l’angolo.
E, si sa, nei ghetti la strategia della Camorra èwin-win. Vince sempre.