Il Consiglio Comunale di Napoli è saltato per l’ennesima volta. La seduta indetta per lo scorso 1 marzo è stata sciolta per assenza del numero legale. Motivazione che a Palazzo San Giacomo sembra essere diventata una consuetudine. Non è la prima volta, infatti, che il Consiglio Comunale non può tenersi per mancato raggiungimento del numero previsto. Martedì è accaduta la stessa cosa, dopo gli interventi urgenti a cui hanno presenziato 28 consiglieri, si è passati alle altre questioni, il numero in aula era però diminuito e non raggiungendo la maggioranza, il Presidente Raimondo Pasquino è stato costretto a sciogliere la seduta consigliare.
Una situazione che potrebbe protrarsi fino alle amministrative di maggio, considerato che sono più di due mesi che le sedute del Consiglio Comunale di Napoli sono annullate per assenza del numero legale. Segno che il sindaco Luigi De Magistris, per ora, non potrebbe contare sulla maggioranza. Maggioranza di cui necessita per governare la città. L’ipotesi, infatti, è che nessuna decisione importante sarà presa da qui fino all’insediamento del prossimo sindaco eletto. Uno stallo che, per altro, c’è già da qualche mese. Lo scenario non è dei migliori, soprattutto per una città come Napoli, che con il suo milione di abitanti e i diversi problemi che ha, non può permettersi una simile paralisi.
Non giovano, peraltro, le numerose deleghe che ricopre il sindaco Luigi De Magistris, che tra i vari rimpasti della sua Giunta e i lasciti di più Assessori, oggi ne dovrebbe contare 21. Una situazione paradossale specialmente se la si commisura alla grandezza della città e alle difficoltà che s’incontrano nel governarla. Il record del sindaco con maggior numero di deleghe non può, dunque, come per altro molti avversari politici di De Magistris ribadiscono, aggiungersi ai “successi” di quest’amministrazione. La situazione, però, è così e resterà tale fino alle prossime elezioni di maggio.
Non stupisce che il Consiglio Comunale di Napoli in tutta questa “baraonda” non raggiunga il numero legale per svolgere una normale seduta. La questione si aggrava ancor di più se ai mesi che mancano alle elezioni, più o meno due, si aggiungono gli altri due in cui le sedute consiliari non sono riuscite a tenersi. E a pagarne le conseguenze di tutto ciò è ancora una volta la città.