La raccolta differenziata è stata sempre il tallone d’Achille del capoluogo campano e, visti i recenti avvenimenti, sembrerebbe che sia destinata a esserlo ancora per molto tempo. Negli ultimi giorni sono stati pubblicati alcuni dati sulla sua gestione a Napoli e si è scoperto che la percentuale è decisamente in calo. A dirlo è stato uno studio della Comieco, un consorzio nazionale che si occupa dei dati relativi ai rifiuti diversificati, che ha rilevato che il totale della raccolta differenziata sul territorio napoletano sarebbe del 20%, una percentuale bassissima rispetto alla quantità della spazzatura prodotta in città.
Un risultato così imbarazzante non ha lasciato il sindaco Luigi de Magistris esente da critiche, lui che, tre anni fa, aveva fatto dell’aumento della raccolta differenziata il fiore all’occhiello della sua campagna elettorale. Analizzando il problema, si comprende che nell’intera filiera che porta allo smaltimento o riutilizzo dei rifiuti diversificati, nessuno è esonerato da colpe, il Comune, l’Asia, che è l’azienda che gestisce i servizi d’igiene ambientale a Napoli e, gli stessi cittadini sono responsabili del suo mancato funzionamento. Procediamo con ordine: la raccolta differenziata attualmente si svolge sull’intero territorio napoletano, in due modi differenti, o nelle apposite campane colorate, presenti in strada, o con il servizio domiciliare “porta a porta”, che avviene solo in alcuni quartieri. La mancanza di un unico sistema di smaltimento potrebbe essere più un intralcio che altro. In primis perché non essendoci una raccolta uniforme sul territorio, i cittadini possono confondersi facilmente, e in secondo luogo diversificare le due modalità crea di per sé una diseguaglianza tra i vari quartieri e di conseguenza tra i cittadini che così, sono difficilmente motivati a svolgere la raccolta in modo corretto. Altro problema è sicuramente l’inciviltà di una parte di napoletani, che spesso utilizzano le campane per la differenziata come discariche dove poter gettare qualsiasi scarto: lavatrici, materassi, mobili, sono adagiati sui marciapiedi al fianco di quelle campane, che dovrebbero ospitare solo alcuni rifiuti, quali carta, vetro, umido e plastica. Così le strade della città diventano vere e proprie scariche, dove ognuno è padrone di poter buttare ogni cosa, anche quei rifiuti ingombranti per i quali è previsto un altro metodo di smaltimento.
Per non parlare dei roghi delle campane, che sono incendiate quasi quotidianamente, da piccole bande di criminali che si aggirano per le strade cittadine, anche questa, una difficoltà da fronteggiare, con maggiori controlli e quindi più costi. Altre colpe vanno riscontrate nella gestione di questa raccolta: molte persone, infatti, sono scettiche, perché convinte, dopo alcuni avvistamenti, che tutti i rifiuti, plastica, vetro, carta e umido, siano raccolti in un unico camion, senza alcuna differenziazione e così non perdono tempo a diversificare la propria spazzatura. Quello che manca è sicuramente un programma di educazione alla raccolta differenziata, i cittadini spesso, non conoscono tutte le regole necessarie per farla in modo corretto. Parliamo, poi, di una città, dove molte persone ancora gettano le carte per terra, come se le strade fossero delle enormi pattumiere: dinanzi a una simile incuria, la raccolta differenziata diventa quasi un’utopia.
La gestione dei diversi rifiuti, è quindi, un problema globale che tocca tutti, il comune e l’azienda di servizi, che non sono riusciti fino a ora ad avvicinare i napoletani a un sistema più ecologico di smaltimento della spazzatura e, infine, una grande fetta di cittadini che non fa il minimo sforzo per imparare a differenziare in modo corretto e far diventare Napoli, finalmente una città pulita.