Il centro storico di Napoli rappresenta una delle più significative testimonianze delle antiche radici della città. Fondata dai coloni greci nel 475 a.C., l’assetto urbanistico di Neapolis si articola mediante un’intersezione di cardini e decumani, secondo il famoso modello “ippodameo”. Il più rilevante sito archeologico presente nel centro storico di Napoli è il complesso archeologico sotto la chiesa di San Lorenzo Maggiore, situato a circa 10 metri sotto il livello della città moderna. L’invaso irregolare di piazza San Gaetano è ciò che resta di un più vasto spazio aperto corrispondente al centro civile e religioso della città antica: quest’area è stata infatti da sempre riconosciuta come il Foro di età romana, coincidente a sua volta con l’agorà della città greca.Le indagini archeologiche hanno evidenziato che la sistemazione di epoca romana, databile al I secolo d.C., ricalcava un’organizzazione più antica. Già dal V secolo a.C., infatti, era stata disegnata al centro dell’abitato greco-romano una piazza che, sfruttando il pendio della collina, si era distribuita su due livelli, a monte ed a valle della plateia, poi decumanus maximus (strada principale), corrispondente all’attuale via Tribunali, con la necessaria edificazione di strutture murarie di contenimento e di una gradinata che collegava la zona inferiore, destinata alle attività commerciali, con la parte superiore, riservata a funzioni politiche. Ma partiamo dal principio: in epoca greca (intorno al V sec. a.C.) è stata edificata l’acropoli. Essa sorgeva a nord-ovest, nell’attuale zona di Sant’Aniello a Caponapoli; aveva una destinazione prevalentemente religiosa e si riempì di templi di marmo, tanto da meritare l’appellativo di “regio marmorata” che le rimase fino al Medioevo. Centro prevalentemente politico ed amministrativo era l’”agorà”, la piazza, corrispondente all’attuale piazza San Gaetano nella plateia centrale. In pratica mentre nelle insule più basse si sviluppò il centro politico con gli edifici pubblici, in quelle dove il tessuto viario era a maglie più fitte si sviluppò l’edilizia residenziale: infatti abitazioni, mercati, botteghe sorgevano nella plateia inferiore, più vicina alla zona portuale. All’età greca inoltre rimanda il tracciato di una strada, uno stenopos, poi definito cardo (cardine) di Neapolis, messo in luce al di sotto del transetto della chiesa, ricoperta da un lastricato del V secolo d.C.. L’antica via correva lungo il lato orientale di un articolato edificio romano che, distribuendosi su tre ali, fungeva anche da sostegno artificiale della terrazza sovrastante, sulla quale era posizionato poi il mercato, contribuendo nello stesso tempo a definire la porzione inferiore del Foro. La costruzione si componeva di una serie di nove botteghe (tabernae), composte ciascuna di due stanze voltate a botte e aperte sulla strada, in cui si svolgevano attività commerciali e artigianali: vi si sono individuati un forno e vasche per la tintura dei tessuti. Alla fine del cardine, sulla destra, si giunge al criptoportico (mercato coperto), suddiviso in piccoli ambienti dotati di banconi in muratura per l’esposizione delle merci. Facevano eccezione solo tre di essi, che probabilmente costituivano l’erarium, dove era custodito il tesoro cittadino. I Romani, qualche secolo dopo, non modificarono la struttura delle città. A Neapolis fu rispettato l’impianto ortogonale delle strade: le plateie greche presero il nome di decumanus superior, decumanus major, decumanus inferior. Gli stenopoi assunsero il nome di cardines. Il centro politico e commerciale coincise con l’agorà greca, nel quale sorgeva la Basilica, sede delle funzioni amministrative e giuridiche e luogo nel quale si trattavano gli affari. Le cerimonie religiose si svolgevano nei templi che coincidevano in genere con quelli greci. Unici resti di tempio romano sono costituiti dalle colonne del tempio dei Dioscuri, inserite nella facciata della chiesa di San Paolo Maggiore a Piazza San Gaetano. In età augustea furono costruiti il teatro scoperto e l’Odeon, collocati ai piedi dell’acropoli, nel decumanus superior, alle spalle del tempio dei Dioscuri. Del primo si vedono ancora i contrafforti in via Anticaglia, mentre la parte della scena è nascosta in un cortile dell’ex convento dei Padri Teatini. I recenti scavi, hanno messo in luce un’area con preziosi mosaici, che, si suppone, dovessero appartenere ad abitazioni patrizie. Nel VI sec. d.C., l’area centrale di Neapolis fu occupata dalla costruzione della basilica paleocristiana dedicata al protomartire Lorenzo durante gli anni del vescovo napoletano Giovanni II (533-555). Nel 1234 il vescovo Giovanni d’Aversa donò ai frati minori francescani la basilica con l’aggiunta di piccoli edifici circostanti. Di questa basilica si erano perse completamente le tracce, solo dopo il lavoro di sistemazione del pavimento (1955) e del transetto (1958) dell’attuale chiesa, è stato possibile identificare quasi completamente l’area.Tra il 1270 e il 1275 Carlo I decise di far costruire una basilica più grande e diede inizio ai lavori affidandoli ad architetti e maestranze francesi, costituendo un esempio unico nell’area napoletana. Grazie al progredire della tecnologia è stato possibile far visitare, attraverso immagini in 3d, l’area archeologica di San Lorenzo Maggiore direttamente da casa.