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NAPOLI: MIGLIAIA DI STUDENTI PROTESTANO NELLE STRADE PER DIRE IL LORO “NO” ALL’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

L’alternanza scuola-lavoro prevede che gli studenti nel corso dell’ultimo triennio di superiori impieghino 200 ore nei licei o 400 ore nei tecnici e professionali in attività da svolgere in azienda.Luigi Cannavacciuolo, coordinatore dell’Unione degli studenti della Campania, l’associazione studentesca che ha promosso la manifestazione in tutta Italia e si è guadagnata il sostegno di alcuni sindacati , spiega così:“E questo ha spesso dato il via allo sfruttamento dei ragazzi. Gli studenti, infatti, diventano semplice manovalanza non retribuita per il profitto delle aziende. La scuola sta diventando un posto dove si insegna a lavorare gratuitamente e ad essere precari a vita“. Allora gli studenti chiedono un’alternanza che sia davvero formativa, e di qualità. Ed hanno portato avanti un’indagine statistica, in Campania, dove quasi la metà dei ragazzi coinvolti in queste attività ha dovuto pagare  la partecipazione all’alternanza,  per sostenere spese di trasporto (non rimborsate), talvolta per la partecipazione ad alcuni progetti. Proprio negli alberghi o in bar e ristoranti tanti ragazzi degli istituti alberghieri hanno lavorato nel periodo estivo, gratis, è quanto racconta un’indagine dell’Uds, infatti i rappresentanti del sindacato studentesco affermano che : “Vi ricorderete della ragazza del liceo delle Scienze Umane “Galizia” di Nocera Inferiore mandata a raccogliere pomodori sotto la serra della fattoria sociale Alpega di Sarno“. Così partono  le richieste di “un codice etico per le aziende, di un’alternanza svincolata dai processi produttivi sulla quale nessuno possa lucrare e la cancellazione degli sgravi fiscali per le aziende che svolgono percorsi di alternanza scuola lavoro”. Tutto lo slargo della protesta,  è invaso da bandiere cori e striscioni di ragazzi e ragazze scontenti di questo provvedimento. «Non si tratta di una valida alternativa ma di un ostacolo alla nostra istruzione ed al nostro lavoro. Non riusciamo né a lavorare come dovremmo né a istruirci come sarebbe corretto. Oggi vogliamo dire a tutto il paese di quanto siamo scontenti di questo sistema che ci formar ancora di meno al mondo accademico e a quello lavorativo».

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