A Torre Annunziata, nel cuore del golfo di Napoli, l’arte pastai ha tradizioni secolari. Ancor prima della vicina Gragnano, qui l’arte della pasta ha salde radici, date dal porto, dall’aria e dal clima.
La tradizione ha inizio grazie al Conte di Sarno, Muzio Tuttavilla, che realizza i primi mulini, attorno ai quali, grazie alle opere idriche e al facile trasporto della semola, nel 1850 nacquero i primi pastifici. I tetti delle abitazioni di Torre Annunziata erano, infatti, nei tempi antichi, una bianca distesa di pasta che, grazie ad una brezza calda e leggera, asciugava in modo naturale, assorbendo i profumi del mare e della terra.
Nel quartiere Murattiano, tra palazzi secolari e pietra lavica da calpestare, sorge l’antico Pastificio dei Fratelli Setaro. Dal 1939, tre genrazioni di pastai, si sono tramandati segreti e processi di lavorazione.
“Voglio due ingegni per fare i maccheroni”, chiede Nunziata in dote, prima di lasciare la casa in cui è cresciuta per andare in sposa. Il romanzo di Natale Maria Orsini, “Francesca e Nunziata” potrebbe essere la storia della famiglia Setaro che, da generazioni, tramanda l’arte bianca, simbolo e ricchezza di un intero territorio.
Nasce cosi la dinastia Setaro, che oggi, come nel 1939, continua a lavorare la pasta con metodo artigianale, con trafila in bronzo, essicazione naturale e solo grano italiano.