L’Assessore regionale Severino Nappi, intervenuto nello speciale “Dentro i Fatti” (già in onda ieri sera alle 20:55 su TV LUNA NAPOLI e alle 22:50 su TELENOSTRA AV., stasera alle 20:20 su TELEBENEVENTO e domenica alle 22:15 su TELELUNA CASERTA), passa in rassegna questioni cruciali della politica regionale e nazionale come lavoro e sviluppo, lanciando uno sguardo al futuro politico ed elettorale.
Assessore, cominciamo con la questione legata all’ allarme Svimez, al lavoro, si parla di «desertificazione industriale e umana» e poi continua «cresce il divario tra Nord e Sud a ritmo della recessione». Sono numeri inquietanti.
«Certo. Non è una novità. Veniamo da 40 anni di deindustrializzazione, di assenza di politiche industriali, di assenza di programmazione, cose che in un clima complessivo di recessione generale del mondo occidentale, in un territorio di grande difficoltà come il Sud di questo Paese producono dei dati significativi. L’ allarme su quello che accadeva, di necessità di strumenti per rispondere ad una crisi del tessuto produttivo di questo territorio, l’ abbiamo lanciato da tempo. Le colpe vengono da lontano».
Sostiene sempre Svimez, che le manovre fatte dai governi nazionali negli ultimi dieci anni hanno pesato a Sud.
«Certo. Di fronte ad una crisi delle risorse, la risposta dello Stato è inaccettabile. Non si può, di fronte all’ esigenza di cambiar passo, interrompere i trasferimenti, ridurre il sistema, rendere tutti più poveri improvvisamente e creare legioni di persone che perdono il lavoro non mettendo in campo politiche industriali».
Da cosa bisogna ripartire? Alcuni parlamentari sostengono che bisogna mettere in campo un impegno unitario come quello che garantì la nascita della Cassa del Mezzogiorno. C’è bisogno di interventi straordinari?
«Sicuramente non abbiamo bisogno che tutto il Paese si polarizzi attorno alla riforma del Senato. Non conosco nessuno che sia interessato alla questione del bicameralismo perfetto, o meglio, la maggior parte delle persone è più interessata al futuro dei propri figli e della propria azienda. Accanto alle riforma istituzionali, ci sarebbe bisogno di un cambiamento della burocrazia, di misure meno simboliche e più strutturali. Ad esempio, si potrebbe unire il Ministero del Lavoro e quello dello Sviluppo Economico».
Tra gli interventi ordinari, non si potrebbe scorporare gli investimenti pubblici dal patto di stabilità?
«Questa sarebbe una misura utile. Io credo che l’ Italia debba guadagnare una maggiore capacità di confronto rispetto all’ Europa. Non è possibile che il secondo contribuente dell’ Unione Europea sia incapace di andare oltre un semplice balbettìo rispetto alle difficoltà che si vivono. Esiste un’ Europa a due velocità. Abbiamo paesi che ci fanno concorrenza sleale in termini di politica del lavoro, politica dello sviluppo, di incentivi, per cui i nostri imprenditori vanno all’ estero e ci lasciano i cocci»
Lei mi sta dicendo, velatamente, che su questi temi non abbiamo bisogno di un libertador, di un uomo solo al comando? Si può dire che un uomo solo può vincere, ma un uomo solo non può governare?
«Questo ce lo insegna la storia. Si è al governo per collaborare alle riforme e ai loro contenuti».
Perché al centrodestra sta così a cuore la riforma del tema del lavoro?
«Le regole da sole non bastano. Prima delle regole abbiamo bisogno di un mercato efficiente e flessibile. Il tema dell’ Art. 18 lo lascerei sullo sfondo, non è una centralità, è una battaglia ideologica. Dobbiamo rendere più semplice ed efficace il rapporto di lavoro».
Parliamo di Garanzia Giovani Campania.
«Garanzia Giovani Campania è una grande scommessa. Dobbiamo approfittare di questo strumento per riformare il mercato del lavoro, i centri per l’ impiego funzionano male. Basti un dato: la Germania ha 110.000 dipendenti nei centri per l’ impiego, l’ Italia 9.000. Garanzia Giovani vuole dare un’ opportunità a tutti».
Questo strumento funziona bene in tutte le province?
«È uno strumento che stiamo tarando e rodando. C’è bisogno di tempo».
E per quanto riguarda gli adulti che perdono il lavoro?
«Questo è un paradosso. La Campania che ha tanti problemi, è all’ avanguardia riguardo alla cassa integrazione. Questo sistema ha avuto il riconoscimento da parte del Commissario Europeo per l’ Occupazione che l’ ha definito ‘the best practice’ a livello europeo. Adesso si vogliono introdurre delle regole aprioristiche, un taglio orizzontale che ha fatto tanti danni ma che risulta comodo».
Cosa state mettendo in campo per le imprese?
«Sento sempre dire che la Campania si regge sulle piccole aziende ed è anche vero ma nessuno fa niente. Noi ci stiamo provando. Abbiamo messo in campo una legge regionale sull’ apprendistato, sulle botteghe-scuola e i maestri artigiani. Se un maestro artigiano che ha una bottega in piena regola assume un ragazzo che vuole imparare il mestiere e gli dà uno stipendio, noi finanziamo l’ attività formativa».
Tutto il Meridione non ha utilizzato 47,7 miliardi di finanziamenti europei. Com’ è la situazione in Campania?
«Abbiamo speso il 70% e abbiamo programmato di spendere fino all’ ultimo centesimo. Le regole europee sono complicate per cui non è semplice spendere i fondi. Però ci stiamo riuscendo, stiamo riuscendo a spendere bene ed in modo legittimo».
Quali alleanze e quale impostazione politica metterete in campo alle prossime regionali?
«Il Nuovo Centrodestra ha già scelto dove stare e questo è chiaro. Il tema delle alleanze è il tema dei contenuti».
Il Nuovo Centrodestra vuole costituire un grande centro, con l’ UDC, con i Popolari di Mauro, con Passera, o pensate di restare da soli?
«Innanzitutto si sta avviando il percorso ricostituente di un’ area che non è di centro soltanto ma di tutti quelli che hanno una visione della società riformista, moderata, attenta a costruire. L’ UDC si sta avvicinando a noi e ci saranno altre forze che verranno. La speranza è di avere una grande maggioranza. Un partito ha un senso se riesce ad aggregare una massa ampia di persone, persone che hanno bisogno di cose concrete. Se riusciamo in questo, siamo credibili».
Sarà un autunno caldo in Campania?
«Speriamo di mettere in campo strumenti e che il Governo trovi il tempo di concretizzare con i fatti, con misure vere a tutela dei nostri lavoratori, quello che tutti noi ci auguriamo, ovvero che la crisi non venga vissuta a due velocità e che il Paese capisca che senza il Sud e senza Campania non si va da nessuna parte».