Nel 2020 l’intelligenza artificiale creerà più posti di lavoro di quanti ne farà perdere – 2,3 milioni contro 1,8 milioni a livello globale – con un saldo positivo di 500 mila impieghi. Lo prevede la società di ricerca Gartner.
Il numero di posti colpito dall’intelligenza artificiale varia in base al settore. Fino al 2019 l’assistenza sanitaria, il settore pubblico e l’istruzione vedranno una domanda di lavoro in continua crescita, mentre la produzione sarà l’area colpita più duramente. A partire dal 2020, evidenziano gli analisti, la creazione di occupazione legata all’intelligenza artificiale entrerà in territorio positivo, e nel 2025 si conteranno 2 milioni di posti in più.
“In passato molte innovazioni significative sono state associate con un periodo di transizione in cui si è verificata una perdita di lavoro, seguito da una ripresa e dalla trasformazione del business. L’intelligenza artificiale seguirà lo stesso percorso”, spiega la ricercatrice Svetlana Sicular.«Sfortunatamente molte previsioni catastrofiche sulla perdita di posti di lavoro confondono l’Ai con l’automazione, oscurando i ben maggiori benefici dell’intelligenza artificiale, «l’Ai aumentata», che è una combinazione dell’intelligenza umana con quella artificiale, dove ciascuna è complementare dell’altra», sostiene la ricercatrice.Dunque, qualche posto di lavoro andrà perso, ma una corretta formazione porterà il lavoratore ad essere nuovamente occupato. Secondo Gartner, il numero di posti che si perderanno a causa dell’intelligenza artificiale varia in base al settore. La produzione sarà l’area colpita più duramente, mentre l’assistenza sanitaria, il settore pubblico e l’istruzione vedranno una domanda di lavoro in continua crescita.