Un carnevale particolare è stato festeggiato oggi nel carcere di santa Maria Capua Vetere. Le donne dell’alta sicurezza, reparto Senna, hanno voluto mettere in campo con l’associazione “Suddatella” uno spettacolo dalle forte emozioni e con un valore di denuncia:fare memoria della violenza che subiscono le donne quodianamente,fare memoria delle morti per mano di fidanzati, mariti.
Lo spettacolo di oggi, “Donne come noi” che si è tenuto nel carcere di Santa Maria ha lanciato un forte messaggio contro il femminicidio, attraverso musica e poesie, alternando momenti di risate a momenti di profondità emotiva. I detenuti presenti del reparto Tamigi, alta sicurezza,e l’intero reparto femminile Senna, hanno manifestato con molti applausi l’esibizione delle protagoniste:sette detenute del reparto Senna, che hanno anche scritto parte del copione.
Michelina Esposito, oltre che interprete si è occupata della stesura del copione,
Natasha Cordaro, Giovanna Di Rosa, Assunta Buonerba, Maria Buonerba, Maddalena Di Paoli, Antonietta Casamonica.
A coordinare le attività l’associazione “suddatella”.
Erano presenti allo spettacolo la direttrice dell’istituto Elisabetta Palmieri, il magistrato di sorveglianza Marco Puglia e il garante regionale dei diritti dei detenuti Samuele Ciambriello che al termine della manifestazione ha detto tra l’altro:”Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la figura femminile che spesso è vittima anche di violenza psicologica dai propri amati. Al di là della condanna e della sua entità, mi auguro che queste rappresentazioni spontane e sentite servano per contribuire a creare una cultura del rispetto e per combattere assieme una battaglia contro la violenza sulle donne che non deve avere sosta, anche nei quartieri periferici e nelle famiglie a rischio. Quando la forza di prevaricazione ha la meglio sul coraggio o sulla possibilità di denunciare, serve aiuto. L’incontro di oggi vuole essere un “ seme” da gettare nel suolo per produrre riflessione e attenzione anche tra i carcerati con reati associativi”.