Chiedo scusa ad Eduardo per il furto del titolo ma voglio attrarre la vostra attenzione su un problema serissimo.
Il mio “desocupado lector” ,per dirla con Cervantes, si accinge a leggere seduto ad una scrivania , vestito più o meno comodamente e dopo aver mangiato a suo gusto . Egli ritiene tutto ciò naturale, dovuto, ma ha mai pensato a quelli che hanno fatto i suoi vestiti ed i suoi mobili e a quelli che hanno tratto dalla terra i suoi alimenti?
Secondo lui esistono ancora operai e contadini? Ovvio che sì – mi risponderà . Allora perché sono spariti dall’orizzonte della società?
Sui media , alla TV , alla radio , nella pubblicità, nei serial televisivi . nelle canzoni
tutti quelli che “ vanno a lavorare” vanno “in ufficio”. Nessuno in fabbrica o nei campi.
Questi soggetti che hanno una funzione fondamentale nella società sono spariti dalla comunicazione sociale.
Ricompaiono sporadicamente solo quando sono coinvolti in incidenti mortali sul lavoro o quando sono oggetto di efferato sfruttamento come le vittime del caporalato
Negli organismi dirigenti dei partiti, in Parlamento, al Senato , nelle assemblee regionali l’Italia sembra fatta solo di ceto medio professionalizzato ,nel migliore dei casi , o da persone che non hanno mai lavorato né sono entrati mai in un luogo di lavoro e che dei luoghi di lavoro, della loro disciplina , delle loro tensioni non hanno assolutamente coscienza .Non per cattiveria o disinteresse ma semplicemente perché il mondo del lavoro vero non rientra nella loro esperienza di vita
Questa asimmetria rappresentativa agisce anche sull’attività normativa e legislativa per cui leggi sulla tutela dei lavoratori arrivano solo dopo episodi eclatanti come il rogo della Thyssen o le morti nei campi dei braccianti vittime dei caporali.
C’è stato di recente un episodio emblematico : I cinque operai dell’Alfa di Pomigliano riammessi per ordine della Magistratura li ho visti festeggiare a piazza Municipio DA SOLI- Non c’era nessuno con loro . Eppure avevano vinto una importante battaglia di principio.
Questi fantasmi sociali , avvertono il disinteresse della politica e si sono ritirati dal suo esercizio attivo . Difatti oggigiorno il ceto politicamente attivo è solo la piccola e media borghesia impiegatizia, gli studenti , i professionisti .
La stessa sinistra alternativa che pure si riempie la bocca di “classe operaia” ha una conoscenza puramente teorica e romantica di questo mondo. Del tutto ignoto ai più è il mondo dell’agricoltura che pure ha il triste primato delle morti sul lavoro che superano quelle dell’edilizia.
La questione deve interessare soprattutto il PD che si presenta come un partito riformista che , secondo logica , dovrebbe avere col mondo del lavoro un rapporto privilegiato.
So bene di sfiorare l’utopia pensando che in preparazione del prossimo congresso si apra una campagna di dialogo col mondo del lavoro SUI LUOGHI DI LAVORO . Ritengo l’attuale gruppo dirigente del PD del tutto “unfit” per tale compito . Del gruppo locale napoletano mi astengo dai commenti per pietà umana .Mi piace però lanciare una provocazione : E se questo compito se lo assumessero i giovani democratici con il loro entusiasmo? Pensateci ragazzi :Aprire vie nuove alla partecipazione politica , coinvolgere nella politica il mondo del lavora non è un impegno affascinante ? Vi arricchirà di esperienze reali di vita, vi aiuterà a maturare come dirigenti e come portatori di una novità assoluta : Reintrodurre il mondo del lavoro nel campo della politica attiva.