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Nella buona scuola poco spazio per PAS, TFA e ATA

Annunciato come riforma, declassato a linee guida, il piano ‘La buona scuola’ targato Renzi-Giannini è un primo passo verso la stabilizzazione di 148.100 docenti precari della scuola dal 1° settembre 2015. Numeri importanti per i quali, come ha fatto l’ex ministro Brunetta su Twitter, è giusto chiedersi che tipo di coperture economiche ci saranno. Ma si tratta di docenti. Perché le 136 pagine renziane citano il personale ATA (amministrativi, tecnici, Dsga, collaboratori scolastici), che pure è parte integrante e fondamentale per il funzionamento delle scuole di ogni ordine e grado, solo con riferimento a compensi e avanzamento di carriera. Nulla è previsto alla voce assunzioni. “Non lavorano soltanto gli insegnanti nel mondo della scuola: è forse il caso di evidenziarlo – è la posizione di Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola – L’idea che la soluzione definitiva del problema precariato possa coincidere con lo svuotamento delle Graduatorie a esaurimento non regge per almeno due motivi: perché esiste un’area non irrilevante (circa 50mila persone) di docenti precari non iscritti oggi in quelle graduatorie, e perché la stabilizzazione del lavoro deve riguardare doverosamente anche il versante del personale Ata, del quale poco o nulla le linee guida parlano”.

Dalle parole della Cisl Scuola emerge infatti un altro punto debole dei proclami renziani.

All’immissione in ruolo dei docenti delle GaE finalizzata all’eliminazione della cosiddetta Prima Fascia, si affiancherà in sostanza la soppressione della Terza Fascia, quella che raccoglie i più giovani o comunque quei docenti in attesa di abilitazione, ma magari già in possesso di diversi mesi di servizio. Resterà invece l’attuale Seconda Fascia riservata a tutti (e solo) gli abilitati, che saranno chiamati dalle scuole soltanto nel caso in cui, nonostante il piano straordinario di assunzioni – in particolare per limiti di mobilità geografica – non si riuscissero a coprire tutte le supplenze con i docenti di ruolo. “Non dobbiamo dimenticarci che a tutt’oggi rimangono fuori dalle GaE circa 100mila aspiranti docenti, anche loro abilitati: sono docenti formati nelle nostre università attraverso i corsi TFA e i PAS. Poi ci sono gli idonei all’insegnamento, che hanno superato i concorsi pubblici. E poi tutti coloro che hanno conseguito il diploma magistrale prima del 2001. Lo Stato non può averli formati e ora, sul più bello, li abbandona al loro destino” – il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief. Oltre ad aver sostenuto costi per l’iscrizione ai corsi abilitanti presentati come l’ultimo passo prima del ruolo, i docenti con TFA (tirocini formativi attivi) e PAS (percorsi abilitanti speciali), in base alle linee guida, dovranno ora superare un ulteriore concorso con nuove graduatorie e nuove incertezze sui tempi per accedere al posto a tempo indeterminato. Una soluzione potrebbe venire però dal Coordinamento Nazionale Tfa Ordinario che propone, dopo lo svuotamento delle GaE, una fase transitoria di quattro anni con doppio canale di reclutamento: per il 50% le immissioni avverranno da concorsi biennali (2015-16 e 2018-19) e per il restante 50% dalle nuove graduatorie provinciali ottenute dall’incrocio delle seconde fasce delle graduatorie di istituto su base provinciale.

 

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