Avrei potuto parlare del mio albero di Natale.
Oppure della nuova tendenza verso il design e la disposizione dei mobili in casa.
Ma oggi è il 25 novembre.
Ed io il 25 novembre non riesco a parlare d’altro.
Non voglio fare l’ennesimo articolo pieno di luoghi comuni, voi miei cari lettori, avete imparato a conoscermi in questi anni, non amo particolarmente la “convenzionalità”.
Ma se è vero che il dolore serve sempre a qualcosa allora voglio che si parli di quel dolore e possa aiutare qualcuno.
IO LO SO, NON E’ ASSOLUTAMENTE SEMPLICE. Non è semplice parlarne ma soprattutto ammetterlo. Ma credetemi mie care lettrici, oggi mi rivolgo in particolar modo a voi.
So cosa significa sentirsi piccole.
So cosa si prova quando chi ami ti dice che sei brutta, che non vali niente.
Che te ne puoi anche andare, tanto lì fuori sarai carne per gli squali.
So cosa significa ingoiare cibo con la trachea così chiusa da provare dolore.
So cosa significa andare a letto e pensare di essere sbagliata.
Perché se non ti ama la persona che hai accanto allora perché dovresti farlo tu?
Non conosco il dolore di una sberla, ma ho imparato che le parole trafiggono più di qualsiasi lama.
Sto scrivendo questo testo con le mani che tremano.
Perché so che una donna su tre che lo leggerà, conosce queste sensazioni.
NON AVERE PAURA.
NON SEI TU CHE SEI SBAGLIATA.
È CHI HAI VICINO che ti sta facendo credere di esserlo.
Se un uomo non ti sostiene nei tuoi progetti, allora scappa.
Se un uomo deve darti il permesso per uscire di casa, scappa.
Se uno uomo non è felice quando sei realizzata, scappa.
Se un uomo parla più dei tuoi difetti rispetto che dei tuoi pregi, scappa.
NON hai bisogno di lui.
I tuoi figli non hanno bisogno di lui.
Mentre io vorrei abbracciarti e dirti che la violenza psicologica è spesso più pesante di quella fisica.
E che parlarne, a volte, è ancora più difficile.
Perché “sono solo tue impressioni”, “lo fa’ perché ti ama.”
Ma lui NON TI AMA.
E tu non hai bisogno di qualcuno incapace di amarti.
Ne puoi uscire solo prendendo un momento per Te.
Basta un’ora al giorno.
Fallo.
Iscriviti ad un corso.
Staccati da lui.
Solo così riuscirai a credere ancora in te stessa.
Solo così troverai il coraggio di andartene.
C’è una violenza che è pari a quella fisica ma è più subdola, meschina. Che ti entra nelle vene e ti devasta la testa.
Si chiama violenza psicologica.
Salvarsi da sole non solo è possibile, ma è necessario.
Ricordate, un lieto fine può esserci. Basta volerlo.