Il presente documento nasce da una riflessione che ha coinvolto quei lavoratori di Città della Scienza che hanno animato e sostenuto la lotta iniziata nel 2017 e che ha portato al cambio della governance della loro struttura.
Il documento ha un obiettivo chiaro: vuole essere un ulteriore contributo per la nascita di un dibattito serio e definitivo per un effettivo rilancio di Città della Scienza.
La prospettiva che il documento indica è quella di un potenziamento della funzione culturale e sociale della struttura ai fini di promuovere forme di socialità e di economia sostenibili, attraverso una più forte connessione con il sistema istituzionale pubblico.
Allo stesso tempo, i lavoratori si rivolgono a tutte quelle forze la cui azione incontra e incrocia quella di Città della Scienza – per affinità, convergenza, coincidenza di interessi, per ambito territoriale, per ragioni varie di collaborazione – nella speranza di poter condividere una visione ed un impegno comuni.
La situazione determinata dalla pandemia da Covid-19, ha dimostrato che è imprescindibile la necessità di assicurare a tutti servizi essenziali efficienti anche in caso di gravi emergenze e, nel contempo, che non ci può essere benessere per l’uomo se non si risponde al bisogno di incontro, di scoperta dell’Altro e del Nuovo, di condivisione, di superamento dei confini.
In tal senso Città della Scienza e tutte le altre importanti realtà culturali della regione Campania e del Paese offrono potenzialità enormi che vanno sfruttate per rafforzarne l’economia e quindi anche quella dei territori di loro riferimento. Ciò significa creare le condizioni per consolidare e rendere più forte e incisiva l’azione sociale di queste realtà, anche valorizzandone la funzione di grandi attrattori per un turismo sostenibile e “intelligente”.
Un museo, un qualsiasi museo, al di là di tutte le definizioni che dei musei in generale e che di ciascuno nello specifico è possibile dare, ha come carattere distintivo il suo essere rappresentazione di valori. Si tratta di valori che hanno a che fare con le basi del vivere in comune, con la libertà, con la democrazia. Tali valori si affermano quando ai musei si guarda come luogo di conoscenza e di meraviglia, condizioni, queste, imprescindibili per rimanere liberi e per esercitare la libertà.
Città della Scienza non è semplicemente un museo. Come dice il suo nome, essa è una realtà più complessa, una realtà che fa riferimento a una dimensione, quella della “città” appunto, che prevede una organicità fatta di spazi, elementi agenti, funzioni; fattori molteplici aventi anche un certo grado di autonomia ma, nello stesso tempo, fortemente interagenti nel determinare e nel realizzare azioni coordinate in vista di obiettivi comuni.
Città della Scienza non è semplicemente un museo anche se la centralità della funzione museale è testimoniata dal fatto che ciò che principalmente dà ragione all’esistenza stessa di Città della Scienza, il voler contribuire alla costruzione di una “società democratica della conoscenza”, coincide con quella dimensione valoriale che caratterizza i musei.
Tale dimensione è amplificata dall’originale rilevanza sociale insita nella molteplicità delle funzioni di Città della Scienza, che è il tratto distintivo e fondante di un’esperienza pressoché unica nel panorama nazionale. Da ciò derivano, tanto in riferimento alle sue attività quanto alla sua organizzazione, le linee che devono orientare lo sviluppo futuro di Città della Scienza in una prospettiva nella quale possa concretizzarsi una sostenibilità ad un tempo economica e sociale. Una prospettiva che è tanto più realizzabile proprio in relazione alla complessità ed interazione delle parti che ne compongono l’insieme.
IL FUTURO DI CITTÀ DELLA SCIENZA. QUADRO DI RIFERIMENTO
L’emergenza attuale impone di ripensare alcune delle dimensioni intorno alle quali si sviluppa l’azione della struttura. Questa necessaria riflessione può essere spinta anche in riferimento ai motivi più profondi della crisi che Città della Scienza viveva già prima del diffondersi della pandemia da Covid-19, offrendo, ci si augura, anche delle prospettive di sviluppo che consentano di evitare le difficoltà del passato.
È necessario che la riflessione e l’azione di rinnovamento si sviluppino in riferimento a entrambi gli ambiti ai quali si è fatto cenno precedentemente, quello delle attività e quello dell’organizzazione, in coerenza con quello che è l’obiettivo dichiarato di Città della Scienza, cioè la diffusione della conoscenza in rapporto alla possibilità di incrementare il livello della qualità della vita e del benessere di tutti i cittadini. A questo riguardo è necessario affermare subito che il mantener fede a tale obiettivo è, innanzitutto, garanzia di efficacia di azione della struttura, in considerazione delle professionalità che essa esprime. Queste sono rivolte agli ambiti specifici di azione di Città della Scienza. Cambiare gli obiettivi della struttura significherebbe metterne a rischio non solo il senso ma la sua stessa sopravvivenza.
Per quanto concerne le attività, va sottolineato come la dimensione sociale dell’azione di Città della Scienza debba restare uno degli elementi fondamentali in riferimento ai quali pensare il futuro della struttura. Tale dimensione, date le attuali condizioni, ha ragione di essere potenziata soprattutto in riferimento alle politiche sociali e culturali che le lstituzioni sono tenute a svolgere da sempre, ma in modo particolare nell’attuale momento di difficoltà che la società attraversa. Inutile dire che, in ragione di ciò e a tal fine, Città della Scienza debba essere intesa come una risorsa a disposizione innanzitutto della Regione Campania per la progettazione, la realizzazione ma anche per la semplice ospitalità di tutte quelle iniziative che rientrano nelle politiche sociali e in quelle di prevenzione e di informazione in ambito sanitario già messe in atto dalla Regione e/o da sviluppare ex novo. Ciò deve valere tanto per le attività museali, didattiche e ricreative, quanto per quelle convegnistiche, che possono trovare nuovo rilancio da questa rafforzata dimensione “istituzionale” che va intesa a integrazione di quella di mercato. Naturalmente, come anche dalla Regione Campania suggerito, Città della Scienza deve poter rivendicare un ruolo analogo anche in riferimento alle azioni promosse a livello nazionale dai ministeri di riferimento.
Il potenziamento del ruolo sociale di Città della Scienza può trovare ulteriori soluzioni nella messa in atto di politiche che favoriscono la dimensione partecipativa agendo su elementi di socializzazione, di interculturalità e intervenendo per favorire il superamento di barriere economiche. Tutte le attività che si metteranno in campo dovranno essere in sintonia con tale dimensione a partire dal garantire l’accessibilità a tali attività a soggetti anche sinora esclusi e non rientranti nei target tradizionali di Città della Scienza. Tutto ciò trova un riflesso anche in relazione al tema della “connessione” e a quello delle “attività extra moenia”.
Per quanto riguarda la “connessione”, questa va intesa in molteplici sensi: con il territorio; con i soggetti sociali; con gli attori culturali; con target specifici; con realtà internazionali. Le possibili connessioni, nella contingenza attuale, possono essere sviluppate, non solo per una implementazione dei contenuti culturali da offrire al pubblico con l’avvio di nuove linee progettuali, ma anche per accrescere le potenzialità dei partner in riferimento a modalità di fruizione alternativa – ma meglio sarebbe dire semplicemente “diversa” – a quella precedente lo scoppio della pandemia. A questo riguardo va precisato che Città della Scienza ha già molti rapporti di collaborazione con varie realtà locali e nazionali ma ciò che esiste in questo ambito deve essere potenziato e, in parte, anche rinnovato con nuove proposte e nuove modalità di interazione che portino a una maggiore integrazione di Città della Scienza nel panorama culturale cittadino regionale e nazionale. Stabilire vere e proprie connessioni con partner istituzionali ma anche con soggetti diversi, definendo programmi congiunti che partano dalla condivisione di visioni e obiettivi e che tengano conto delle restrizioni di questo periodo ma che siano, allo stesso tempo, l’occasione di sperimentare nuove forme di fruizione dei beni culturali e di azione in campo culturale e sociale.
Per quanto riguarda le attività extra moenia, bisogna avviare una politica e azioni volte ad aderire o chiedere l’attivazione di progetti ad hoc per portare attività di CdS presso altre strutture (oltre che presso le scuole): ospedali, centri sociali, centri di cura, case di cura per anziani, fabbriche, ecc. In riferimento a questo punto è fondamentale la citata sinergia con la Regione Campania nel quadro delle sue politiche sociali.
A sostegno delle potenzialità di Città della Scienza si questo versante, vale la pena ricordare come sia stata, sin dalla sua origine, in sintonia con quel processo, iniziato una trentina di anni fa, che ha portato allo spostamento della centralità del museo e dell’azione museale dall’oggetto al visitatore. È un processo, questo, che implica la possibilità che nei musei siano rese le condizioni per possibili letture che vadano oltre il racconto che il museo stesso propone, con il visitatore che diventa elemento di quella complessità della realtà che lui stesso contribuisce a creare e che scopre/sperimenta/impara nel museo.
Nel caso di Città della Scienza ciò si è tradotto concretamente nel dare spazio all’esperienza che ciascun visitatore può fare negli spazi espositivi e nelle attività didattiche ma anche a quella che il visitatore stesso può portare come contributo alla costruzione del museo e allo svolgimento delle stesse attività. In relazione a ciò è emerso uno degli elementi di identità forti di Città della Scienza, un elemento che deve essere ripreso, valorizzato e potenziato nonostante i limiti che la nuova situazione impone. A questo riguardo, diventa oggi fondamentale ampliare lo spazio e il ruolo dato alle nuove tecnologie nella definizione delle modalità di progettazione e di fruizione delle attività.
Infine va sottolineato che, affinché tutte le attività possano esprimere in pieno il loro potenziale, sia in riferimento agli obiettivi sociali che a quelli economici, diventa fondamentale per Città della Scienza dare impulso a quella linea, definibile come di “produzione culturale”, che implica il potenziamento delle linee di progettazione museale e didattica e di elaborazione dei contenuti culturali da proporre al centro dell’offerta per il pubblico.
In relazione al secondo ambito, quello dell’organizzazione, occorre innanzitutto partire da un punto certo: i lavoratori hanno sempre fatto la propria parte accollandosi grandi sacrifici; l’affidabilità del corpo dei lavoratori in questo senso è ampiamente dimostrata da quanto hanno fatto durante tutta la storia di Città della Scienza e, in particolare, durante la crisi che portò al suo commissariamento e nel periodo precedente il diffondersi della pandemia. Questa ampia disponibilità deve essere considerata, in sede organizzativa, una risorsa ma perché essa possa essere confermata è necessario che le modalità organizzative siano improntate a principi di reale condivisione, partecipazione empatica e solidarietà effettiva, potenziando tutti gli strumenti e le misure di tutela e valorizzazione della dignità professionale e individuale.
Ciò deve essere oggetto di un ripensamento generale della politica del personale. Tale processo va avviato sin da subito ma è evidente che, nell’attualità della crisi, si rendono necessarie misure immediate perché tutti i lavoratori superino l’attuale periodo senza pregiudizi, economici e morali, irreparabili. Per questo è necessario ripartire al più presto e che tutti tornino al proprio lavoro.
Tutto ciò non può prescindere da un piano industriale che abbia come priorità la necessità di avviare e/o riprendere la messa in atto degli interventi indispensabili alla manutenzione e al funzionamento della struttura (climatizzazione, manutenzione edile, ottimizzazione di impianti ed attrezzature, rivalorizzazione e manutenzione degli spazi all’aperto, ecc.). La piena disponibilità ed efficienza degli spazi è fondamentale per poter procedere alla inevitabile rimodulazione delle attività in vista di una ripresa delle stesse e, quindi, per poter valorizzare anche in termini economici il potenziale di Città della Scienza. Si pensi, a questo riguardo, agli interventi necessari per rendere il Centro Congressi in grado di riprendere la posizione che gli compete sul mercato e a quelli sugli spazi espositivi ed all’aperto che possono essere adeguati ai termini attuali per una loro fruizione.
IL FUTURO DI CITTÀ DELLA SCIENZA. LINEE DI ATTIVITÀ
Come già detto, risulta prioritaria la necessità di definire con la Regione Campania il ruolo che Città della Scienza può assumere come struttura di supporto alle politiche sociali, in particolare a quelle rivolte alle fasce più deboli, e alle azioni rivolte alla prevenzione e alla informazione in ambito sanitario e ciò tanto in termini di elaborazione progettuale e di svolgimento di attività (didattiche, laboratoriali, espositive, convegnistiche) quanto anche semplicemente in chiave logistica, mettendo a disposizione spazi e assistenza tecnica. A tale ambito si possono riferire sia le attività da svolgersi con target specifici con progetti dedicati (si pensi, solo a titolo di esempio, ad attività rivolte alla povertà educativa), sia di sostegno del sistema scolastico in generale. A questo riguardo si vuole sottolineare il potenziale offerto dagli spazi esterni di Città della Scienza, spazi nei quali le attività possono risultare più facilmente gestibili anche in relazione ai vincoli imposti per garantire la sicurezza nell’emergenza da Covid-19. Naturalmente, per rendere effettive tali potenzialità, si impone un adeguato piano di gestione di tutta la struttura, delle sue aree verdi e di quelle all’aperto che ne assicuri la cura e il presidio.
Lo stabilirsi di una nuova dimensione della cooperazione con altri soggetti operanti nel settore culturale e sociale dischiude, come si è detto, nuove possibilità di sviluppo e di intervento sul territorio. Si pensi, per esempio, a “percorsi combinati” tra musei diversi, con la suddivisione dei gruppi e la distribuzione dei partecipanti in spazi che afferiscono a realtà diverse, minimizzando la concentrazione di individui e, quindi, riducendo il rischio di assembramenti. Percorsi combinati sarebbero molto facilmente progettabili in riferimento agli spazi all’aperto di Città della Scienza (per esempio con l’Orto Botanico o con il Parco del Museo di Capodimonte o ancora con aree protette) o tra sezioni di Corporea e istituti di ricerca, ma possibili – e anzi elemento di innovazione per la commistione di linguaggi e interdisciplinarietà – anche con soggetti molto diversi da noi e aperti a collaborazioni in tal senso (si pensi, naturalmente al Museo Nazionale o anche al Madre e ad altri soggetti tipo gallerie d’arte o anche aziende). In riferimento a tale linea di azione, andrebbero anche promosse nuove partnership con soggetti responsabili di eventi dello spettacolo e della cultura (come, per esempio, il Napoli Teatro Festival), eventi che, dati i nostri spazi, potrebbero essere svolti in sicurezza e, pur rispettando il distanziamento sociale, con una discreta ricettività.
Altra linea da incentivare è relativa alle attività extra moenia. Questa andrebbe realizzata con modalità che tengano conto dei vincoli posti dalla situazione attuale – e, quindi, avvalendosi anche di strumenti tecnologici per comunicazioni da remoto – salvaguardando sempre la dimensione dell’incontro personale, magari con la presenza in numero limitato di operatori di Città della Scienza presso le strutture ospitanti.
Proprio le nuove tecnologie offrono ulteriori potenzialità che Città della Scienza saper cogliere per sviluppare nuove linee di attività, per esempio la creazione di contenuti digitali di qualità e utilizzabili su diverse piattaforme. Tali contenuti si potrebbero configurare in forma di “pacchetti” consistenti in percorsi differenziati che utilizzino le risorse proprie di Città della Scienza (attività didattiche, postazioni museali, ecc.) e che potrebbero essere progettati anche come supporto alle attività scolastiche online in diverse configurazioni: attività didattiche in remoto con esperimenti dal vivo; uso di applet, di moduli Google e di app per smartphone; video-seminari in streaming con il relatore che in tempo reale interagisce con il pubblico; video-visita guidata degli spazi museali in diretta con smartphone. Inoltre, le nuove tecnologie potrebbero essere utilizzate per l’organizzazione e la realizzazione di festival della scienza virtuali, sul modello di quanto sta avvenendo nel campo dello spettacolo. In tutte queste attività andrebbero potenziati quegli aspetti e quelle funzioni delle nuove tecnologie che consentono di rafforzare l’azione di inclusione che il Museo dovrebbe svolgere, andando incontro a esigenze specifiche, per esempio di persone con difficoltà uditive – prevedendo comunicazioni e prodotti multimediali con sottotitoli – o visive – con l’utilizzo di sintetizzatori vocali.
Tali linee di attività potrebbero rappresentare un esempio concreto di adesione all’idea di un’economia della produzione culturale, con la realizzazione di prodotti, differenziati per target, che potrebbero trovare, con giuste e opportune politiche commerciali, inserimento in un mercato che coinvolga attori della formazione e semplici cittadini.
Naturalmente questo tema si accompagna a una ulteriore riflessione sulle politiche del personale in quanto fa emergere la necessità di dotare Città della Scienza di nuove professionalità – anche attraverso la formazione e l’aggiornamento delle competenze del personale esistente – che devono accompagnare i processi in atto.
La conoscenza ha svolto da sempre un ruolo speciale per l’uomo ed oggi è penetrata ancora più capillarmente, di quanto non sia avvenuto in passato, nella vita individuale e in quella sociale, diventando, nello stesso tempo, anche il vero motore dell’economia, è sin troppo ovvio, dunque, affermare l’importanza di sostenere un sistema che assicuri la sua produzione.
Ciò, però non basta a garantire che la società della conoscenza significhi per tutti una reale possibilità di raggiungere maggiori livelli di benessere. Il rischio è una possibile evoluzione verso forme di elitarismo e di autoritarismo. Perché questo non accada è necessario promuovere una dimensione partecipativa alla società della conoscenza e alle scelte che il progresso di questa impone.
Il lavoro di Città della Scienza deve essere fondamentalmente rivolto a questo obiettivo, da perseguire in sintonia con chi, invece, ha compiti riferibili alla ricerca.
In conclusione, noi riteniamo che Città della Scienza sia un Bene Comune; come tale va utilizzata e messa nelle condizioni di operare al meglio nell’interesse generale della collettività.
RSA FILCAMS CGIL CITTÀ DELLA SCIENZA
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