Venerdì 12 inizierà la due giorni del PD napoletano dedicata alla conferenza programmatica, con uno sguardo, inevitabile, alle prossime elezioni regionali. L’assenza del candidato della futura città Metropolitana di Napoli, i forum tematici e le alleanze sono alcuni temi toccati con il segretario provinciale Venanzio Carpentieri-
Per le prossime elezioni regionali si parla di tre candidature come Picierno, De Luca, Saggese, ma senza nessuno di Napoli. Come mai la futura città metropolitana di oltre 3 milioni di abitanti non riesce ad esprimere una candidato alla presidenza?
«Napoli è la realtà più popolata ma anche la più complicata, infatti, anche nella precedente elezione regionale non espresse il candidato. Per questo motivo potrebbe non esserci alcuno scandalo. La città non è assente rispetto al dibattito, anzi, l’occasione della Conferenza Programmatica rappresenta il momento in cui offre un contributo alle regionali. Non è da escludere che nelle prossime settimane Napoli possa avanzare una propria proposta rispetto alla leadership. In questa fase abbiamo preferito partire nella sostanza».
Si può immaginare qualcuno che oggi occupa un ruolo di rilievo che possa essere espressione del PD napoletano?
«Fare nomi in questo momento sarebbe del tutto prematuro. In generale posso dire che il Partito napoletano ha diverse possibilità da sfruttare da questo punto di vista, potrebbe mettere in campo sicuramente proposte valide di donne e uomini che hanno dimostrato di saper far bene all’interno delle istituzioni. Spero che Napoli avrà la possibilità di far crescere al proprio interno candidature valide almeno come quelle di cui abbiamo sentito parlare».
Alla Conferenza Programmatica ci saranno persone e personalità esterne al partito?
«Abbiamo invitato anche rappresentanti del mondo delle associazioni, delle categorie produttive e dei sindacati. La logica è quella di allargare il più possibile la discussione facendo in modo che il partito possa raccogliere il contributo in termini di proposta da chi non è tra i quadri dirigenti. In quella sede daremo vita ai forum tematici, che proseguiranno anche nei prossimi mesi, e dove sarà consistente la partecipazione della società civile. La conferenza apre un percorso e non si presenta con soluzioni precostituite, perché dobbiamo cercare di recuperare una capacità di proposta che negli ultimi anni si è un po’ affievolita».
Quando ha iniziato la sua segreteria, ha trovato un partito in difficoltà. Com’è oggi la situazione?
«Devo confessare che alcune divisioni si avvertono ancora. Noi in segreteria ci siamo sforzati di superarla anche tra di noi cercando di dare l’esempio dell’autonomia rispetto ai mondo di provenienza, alle personali esperienze fatte in precedenza. È un lavoro complesso ed articolato che non può dirsi esaurito ma rispetto al quale stiamo proferendo tutti gli sforzi utili».
Tra le opinioni sulle primarie, c’è quella del professor Barbagallo. Che ne pensa?
«Sono un’opportunità per i partiti, per i candidati e per i cittadini a patto che vengano percepite ed utilizzate nella maniera corretta. Troppo spesso abbiamo assistito a primarie che servivano come conta interna, a prescindere dai contenuti, lasciando un partito in difficoltà e dimenticando che la cosa che contava di più era vincere le elezioni successive. Questo è stato il limite dell’esperienza in molti casi. Il Partito ha la necessità di maturare maggiore consapevolezza rispetto a questo strumento, che serve per l’aggregazione di coalizioni ed individuazione e rafforzamento di leadership».
Con quali forze deve presentarsi il PD alle prossime regionali? Con le stesse che oggi sono al governo nazionale?
«Credo che il programma rappresenti il primo passo, non penso che si possano costruire aggregazioni a prescindere da quello che si vuol fare e da come lo si vuol fare. Il governo italiano è frutto di una contingenza, non è detto che sia immediatamente replicabile ad ogni livello come stiamo vedendo in queste settimane in riferimento ad altre regioni che sono al Sud. Noi dobbiamo guardare prima nel nostro campo».