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PITTELLA(PD):”NON POSSIAMO TRASFORMARE LA GRECIA IN UNA GABBIA DI ANIME”

di Gianni Pittella

 

C’è la foto di un’altra bimba che dovrebbe far riflettere sull’epocale migrazione di popoli interi verso l’Europa. Una piccina carponi che, spinta dal padre, prova a passar sotto uno sbarramento di filo spinato, impigliandosi i capelli e la maglietta. Avrà avuto tre anni d’età. Una bellissima bambina che poggia le mani nude sul terreno e guarda smarrita verso il suo ignoto destino. Una, cento, migliaia di bimbe e di bimbi. Li dobbiamo fermare? E con quale cuore? La bimba vuole uscire dalla gabbia in cui è stata rinchiusa da una guerra sventurata e dall’egoismo degli uomini, anche di uomini europei. Quella gabbia che la tiene prigioniera, e con lei i suoi sogni di infante, sta in Grecia e noi dobbiamo romperla. Li ho visti in quei campi i profughi siriani, ho parlato con tante persone che cercano un porto di salvezza per la loro vita. Ha ragione la cancelliera Angela Merkel con la quale in altri momenti abbiamo anche polemizzato. Ma sono pienamente d’accordo con lei quando ha affermato che si ha il “dannato dovere“ che si trovi in Europa, di fronte a questo dramma biblico, il “cammino comune”.

Lo abbiamo detto in tempi non sospetti, quasi all’inizio di questa migrazione impressionante che è indubbiamente il fatto più rilevante di questi anni del XXI secolo: non siamo di fronte ad una semplice emergenza, affrontabile con misure del momento, ma siamo al cospetto di un evento strutturale e che cambia le cose del mondo. Ormai far finta di non capire è del tutto inutile. Più alzi i muri, più la forza dirompente degli uomini e dei loro dramma li abbatterà. E se non affronteremo noi europei, tutti insieme, questa situazione, ne saremo travolti. Per questo motivo abbiamo una responsabilità immensa e dobbiamo convincere i partner dell’Ue recalcitranti ed egoisti, che l’unica strada per uscire fuori dal caos è quella di agire di comune intesa. Il richiamo del nazionalismo non funziona. Può andar bene in contingenti occasioni, può servire per meschini calcoli elettorali e di potere ma già nel medio termine la concezione della fortezza si sgretolerà.

Sì, ha ragione Matteo Renzi quando dice che l’Europa non può chiudere gli occhi in questo momento il punto cruciale e lasciare la Grecia o l´Italia a fronteggiare questa crisi da sole. Di più: sarebbe un delitto imperdonabile abbandonare la Grecia al proprio destino quando si è fatto di tutto per tenerla innanzitutto dentro la zona euro. La Germania ha anche le sue colpe per quelle scelte e a maggior ragione adesso sente il peso di una responsabilità maggiore. Condivido le parole del ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Walter Steinmeier, il quale ha detto “Basta azioni nazionali, la Germania non abbandonerà la Grecia. L’Europa non può risolvere i suoi problemi a spese di un Paese membro”.

La politica d’immigrazione deve essere unitaria e deve pretendere che tutti, nessuno escluso, accettino e applichino quanto si decide nelle sedi istituzionali. Va implementato l’accordo di aiuti con la Turchia, pretendere che il governo di Ankara lo rispetti sino in fondo, mettere mano alla convenzione di Dublino, ormai superata dai fatti, e sbloccare il sistema del ricollocamento dei profughi. Quest’ultimo è uno dei punti più importanti: se non marcia il sistema di ricollocamento nei vari paesi dell’Unione non ci sarà alcun sistema di hotspot che regga.

In definitiva, sarebbe necessaria anche una campagna di informazione dei cittadini europei su come stanno le cose e su come si intende provvedervi. Le paure sulla sicurezza, che sono comprensibili e reali, si combattono rendendo partecipi gli europei che siamo di fronte a una situazione di portata storica e che le conquiste e i successi della costruzione europea – si pensi soltanto all’Europa senza le dogane e le frontiere interne – possono essere salvaguardati soltanto con un’azione comune. Degli Stati e dei popoli. Del resto, i fatti sono lì a testimoniarlo. Chiudersi dentro cittadelle di ferro non serve a nulla. Prima o poi saranno abbattute. Dalla forza degli umani. E dallo sguardo di una bimba incagliata nel filo spinato.

*Gianni Pittella, Presidente del gruppo S&D in Parlamento europeo

 

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