A cura della Senatrice Doris Lo Moro
Credo che la Commissione di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni abbia già prodotto degli effetti. Oltre a questo disegno di legge, approvato dal Senato questa settimana, il primo effetto è stata la maggiore sensibilità di tutti noi su un fenomeno che ha visto, negli ultimi 40 anni, l’uccisione di 132 amministratori locali più 11 loro congiunti, senza che di ciò rimanesse molto più che la memoria locale.
Il lavoro della Commissione ci ha consentito di socializzare la valutazione di un fenomeno gravissimo. Il governo ha avviato l’Osservatorio ed anche questo è un segnale che il nostro lavoro non è stato sottovalutato.
La Commissione si è trovata davanti al bivio: creare una norma ad hoc per tutelare gli amministratori locali o intervenire sulle norme esistenti, ma desuete e inapplicate? In tempi di depenalizzazione e semplificazione, con questo disegno di legge abbiamo scelto di intervenire sulle norme esistenti per affermare che si compie il reato di intimidazione anche quando si colpisce il singolo componente di un corpo politico, amministrativo o giudiziario.
Se avessimo riscritto la norma da capo, avremmo certo usato un linguaggio diverso. Ma la finalità è chiara. La Costituzione pretende che a tutti i rappresentati delle istituzioni siano richieste dignità ed onore, ma queste persone vanno anche tutelate.
E questa tutela non è un privilegio, non si tratta di tutelare la casta, ma persone che nel compimento del proprio dovere vengono fatte oggetto di intimidazioni e minacce e che peraltro rappresentano lo Stato sul territorio.
Per questo non condivido l’astensione dei senatori del M5s, ai quali dico: perché non vi volete prendere la responsabilità di dire che si può fare politica ed avere dignità?