Spento il rogo che ha devastato Notre-Dame, a Parigi, è il momento della solidarietà, ma anche delle polemiche sui soccorsi giunti in ritardo e sui lavori di restauro da cui sarebbe scaturito l’incendio. Ingenti i danni: la volta della navata centrale è crollata, salve invece le torri e le opere d’arte, che saranno trasferite al Louvre.
Ore 18:20, scatta il primo allarme a Notre-Dame, nelle strutture della cattedrale si insinua già il fuoco. C’è preoccupazione, arriva il sopralluogo per sgomberare il campo dai dubbi. Niente di anomalo, il responso. Trascorrono altri minuti e, alle 18:43, arriva la seconda allerta, con le fiamme che hanno già raggiunto la struttura. Remy Heitz, il procuratore di Parigi, sta passando al setaccio quei 23, fatali minuti, in cui si è deciso di non agire. E durante i quali, per fortuna, il principio di cautela ha spinto i responsabili della cattedrale ad evacuare la navata piena di fedeli. Il fuoco è spento, Notre-Dame ha tremato ma è ancora in piedi, salvata sul filo dei minuti, fra i 15 e i 30 precisa il sottosegretario all’Interno, Laurent Nunez. La struttura ha tenuto ma le prime immagini all’interno sono impressionanti, con la navata centrale in buona parte a cielo aperto per il crollo del tetto e della volta. Una struttura medievale in legno di valore inestimabile: “Ci vorranno decenni” dice qualcuno, “dovrebbe essere ricostruita per le Olimpiadi del 2024”, replica in queste ore ancora molto confuse la sindaca Anne Hidalgo.
“Ricostruiremo Notre-Dame entro 5 anni, ancora più bella. Ce la possiamo fare”: lo ha detto, nel suo discorso ai francesi, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron.