Circa un mese fa è arrivata la nuova mappa del deposito atomico da costruire. Mentre gli italiani vengono spaventati dalla mappa che divide le regioni rosse, arancio, gialle secondo gli andamenti del contagio virale, il Governo ha tolto il segreto e ha pubblicato la Cnapi, sigla improbabile di Carta nazionale delle aree più idonee sulle 67 selezionate.
Anche qui i colori, ma diversi da quelli sanitari; verde smeraldo (punteggio più alto), verde pisello (buono), celeste (isole) e giallo (zone possibili ma meno adeguate).
Infatti, quando parliamo di nucleare, un grave problema legato allo sfruttamento di tale energia è quello dello smaltimento delle scorie radioattive prodotte dalle centrali. Esso ha coinvolto un grandissimo numero di paesi compresa l’Italia, nonostante abbia definitivamente bloccato con il Referendum del 1987 la produzione di energia nucleare, i cui rifiuti provengono infatti dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle attività in campo sanitario, industriale e della ricerca.
Ma la vera domanda è: quali caratteristiche deve avere un territorio affinché possano essere smaltite le scorie radioattive?
Un territorio per diventare tale deve essere:
- Un luogo con bassa densità abitativa e con una sismicità modesta senza, quindi, né vulcani né rischi di frane ed alluvioni;
- Non a quote molto elevate (non oltre i 700 metri sul livello del mare);
- Non su pendenze;
- Non in prossimità di mari;
- Abbastanza vicino ad autostrade e ferrovie in modo da poter essere facilmente raggiunto da carichi di materiale da stoccare.
Fino a pochi anni fa gli scienziati non erano riusciti a trovare terreni che avessero tali caratteristiche e che pertanto fossero adatti allo smaltimento delle scorie radioattive accumulatesi nelle centrali nucleari.
Tuttavia nel 2003 un piccolo paese in provincia di Matera, Scanzano Ionico, fu individuato come “ideale” per la costruzione di un deposito nazionale di scorie nucleari: i rifiuti radioattivi sarebbero stati stoccati nei giacimenti sotterranei di salgemma dove, non arrivando l’acqua, avrebbero potuto giacere al sicuro per millenni. A Scanzano però i cittadini erano contrari a tale iniziativa e si ribellarono: 15 giorni di marcia sulla SS106 nota come “marcia dei 100mila” sono bastati a bloccare questa infelice idea. Inoltre tale territorio fu definito adatto allo smaltimento delle scorie poiché caratterizzato da uno strato di 600 metri di argilla, da 250-300 metri di sale, poi ancora 250 metri di argilla ed infine un ulteriore spessore di sale.
Ora che il Governo ha diffuso la Cnapi, ci saranno quindi nuove aree destinate allo smaltimento delle scorie radioattive, garantite come “depositi sicuri” a tutela dello Stato.
Che tipo di deposito dovrà essere?
Sarà un deposito per rifiuti radioattivi a media e bassa attività, quelli che producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici degli ospedali e terapie nucleari, radiografie, guanti e tute dei tecnici ospedalieri. Anche i parafulmini posti sul soffitto di camere d’albergo e cabine di nave contengono sostanze radioattive.
La struttura si estenderà su di una superficie di 150 ettari di terreno (110 di deposito e 40 di parco). Il deposito avrà una struttura a matrioska: all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi. In un’apposita area del deposito ci sarà un insieme di edifici idonei allo stoccaggio di rifiuti a media ed alta attività che resteranno momentaneamente nel deposito e poi posti nel deposito geologico.
Il progetto prevede un investimento di circa 900 milioni di euro.
Una settimana dopo il diffondersi della notizia, l’11 gennaio 2021, la città di Torino è stata l’unica città italiana che si è proposta come area per il Deposito nazionale di scorie nucleari.