Adesso che il clamore mediatico si è spento molti stanno scoprendo che le Province non sono state abolite e neppure accorpate o ridotte. Sono state diffuse bugie e mistificazioni a buon mercato per non dire la verità ai cittadini e cioè che alcuni fondamentali servizi potrebbero definitivamente sparire dopo i duri colpi già inferti da una dissennata austerity fondata su una ottusa spending review”. A dichiararlo è Aniello Cimitile, commissario straordinario della Provincia di Benevento di cui è stato il presidente dal 2008 al 2013, che ragiona sulla legge Delrio, il cosiddetto “svuota Province”, approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati il 3 aprile scorso. Le Province non sono state abolite, ma almeno spariscono gli organi elettivi con i relativi stipendi…
Anche su questo punto non è stata detta tutta la verità. Sin qui le Province sono state rette da politici eletti dai cittadini, ora saranno nelle mani di politici nominati da sindaci e consiglieri comunali.
Le poltrone non scompaiono affatto e quanto alle indennità si potevano abolirle ugualmente anche se i consiglieri provinciali fossero stati eletti. L’unica cosa che sparisce davvero è la democrazia e non vorrei che queste decisioni andassero a gonfiare il vento dell’antipolitica o, peggio ancora, favorissero solo coloro che la politica se la possono permettere.
Le funzioni delle Province da chi saranno svolte?
«Le Province continueranno ad occuparsi di tutela e valorizzazione dell’ambiente, di edilizia scolastica, di trasporti locali e di viabilità. Perciò continuo a dire che si tratta di una riforma inconcludente, confusa, che non abolisce le Province ma le mantiene in vita con accanimento terapeutico. Cambia la forma ma non la sostanza. Resto convinto che questi disegni di legge sono stati scritti da un gruppo di burocrati che, però, stanno dimostrando di non conoscere le realtà territoriali e di non avere un’idea chiara dell’assetto istituzionale. Accanto alla burocrazia ha agito una potente lobby della casta politica e dei sindaci delle grandi città a cui si è aggiunto un alto livello di demagogia da parte del Governo che ha fatto il resto».
Cosa succede adesso nelle Province che dovranno intraprendere il nuovo corso?
«Nonostante le dure critiche che ho espresso sull’impianto complessivo del provvedimento approvato in Parlamento, sono fermamente convinto che la legge va rispettata, tanto è vero che in queste settimane sono impegnato per garantirne l’applicazione e la transizione verso i nuovi assetti. Ovviamente, non posso nascondere che i problemi saranno enormi perché la legge è zeppa di ambiguità, di contraddizioni ed apre anche a possibili pesanti conflitti d’interesse. Allo stato c’è grande confusione perché, in attesa che parta il nuovo sistema, abbiamo quattro regimi diversi: Province che continuano normalmente la consiliatura, Province che continuano a essere governate da un commissario straordinario, Province che saranno governate solo dall’ex presidente prorogato ma insieme alla sua giunta e poi abbiamo Province in transizione verso le Città metropolitane».
Che cosa ci sarà al posto delle attuali Province?
«È ancora presto per dirlo perché la nuova legge è stata scritta male e quindi si apre ad una serie di buchi e contraddizioni. Il gioco dello svuotamento delle Province ha significato soltanto una drammatica riduzione dei fondi a disposizione di servizi essenziali per la comunità. Non vorrei che una sbagliata politica di austerity portasse ad una sbagliata gestione dell’Ente».
Quali saranno le ricadute sul territorio di questo nuovo meccanismo?
«Le conseguenze saranno gravissime perché avremo un organismo provinciale depotenziato dalle logiche che i sindaci porteranno in seno all’assemblea, come è giusto che sia perché i sindaci rappresentano un legame forte con il proprio territorio. Bisognerà capire però come queste logiche possono coesistere con le esigenze più vaste di rappresentanza complessiva di una provincia».
Quanto si risparmia grazie a questo provvedimento?
«Oltre che sull’abolizione delle Province, la disinformazione ha riguardato anche la questione dei risparmi che sicuramente non sono quelli annunciati dal Governo. I tagli verticali sono sbagliati in ogni Ente perché non eliminano le inefficienze ma, anzi, abbattono la qualità dei servizi ai cittadini, senza tagliare realmente dove c’è lo spreco vero. Al presidente Renzi dico che bisogna mettere mano concretamente ed in maniera ragionata sui reali santuari dello spreco».
Quindi la battaglia non si ferma?
«La discussione è ancora aperta. Voglio ribadire di essere d’accordo con il presidente Caldoro che ha posto l’accento sul superamento delle attuali Regioni. La sua è una posizione molto interessante che dovrebbe portarci a riflettere sul futuro degli enti locali. Mi spaventa ascoltare chi pensa che le Città metropolitane saranno il motore dello sviluppo del Paese. Francamente, a pensare che istituzioni come il Comune di Napoli possano svolgere un ruolo di questo tipo per la Campania, mi vengono i brividi. La verità è che interi territori, soprattutto le aree interne, verrebbero travolti dai disagi della aree metropolitane».