Anche il Senato ha votato e adesso il Rosatellum è legge. Cambia il sistema elettorale, a pochi mesi dalla scadenza della legislatura; cambia con un colpo di mano, una forzatura istituzionale, come mettere la questione di Fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Una vicenda che ha costretto Mdp a ufficializzare la sua distanza dall’esecutivo e dalla maggioranza, che ormai ha cambiato il suo volto.
Alla Camera, quando è toccato a noi, ho votato, per la prima volta, contro la Fiducia al Governo Gentiloni. L’ho fatto con dispiacere perché mi sento culturalmente dentro l’orizzonte di un centrosinistra di governo e perché considero il premier stesso una risorsa dentro il nostro panorama politico, cioè un leader capace di parlare un linguaggio nuovo, più moderato nei toni ma più deciso nei contenuti..
Ho votato contro, però, perché non c’era davvero alternativa. Così come nessuna possibilità è stata data al gruppo di Mdp al Senato.
Mettere la Fiducia sulla legge elettorale a pochi mesi dalla fine della legislatura appare davvero un atto di arroganza insopportabile. Viene schiacciata la discussione sul prendere o lasciare. Viene annullato lo spazio per emendamenti e correttivi. Viene silenziata la voce di vari gruppi politici, che avrebbero avuto diritto di ascolto su una legge che non è prerogativa dell’Esecutivo ma tipica attribuzione del Parlamento, quindi della rappresentanza. Viene, in conclusione, mortificata la funzione stessa della Camera, che non può essere chiamata semplicemente a ratificare quanto deciso altrove.
Poi ho votato contro anche nel merito. Non solo il metodo ma anche lo specifico dettato normativo. Questo rosatellum è l’ennesimo pasticcio. Un marchingegno incomprensibile che riedita le liste bloccate, ripropone i nominati in Parlamento, blocca il voto dei cittadini su una sola scheda senza dargli la possibilità di scegliere il candidato dell’uninominale e il partito di un altro schieramento.
Un meccanismo che crea coalizioni finte, che nascono solo per provare a prendere qualche voto in più, con tanto di liste civette.
Una legge elettorale, insomma, che non accorcia le distanze coi cittadini, che non restituisce diritto di scelta all’elettore, e che, nel contempo, non riesce neppure a garantire la governabilità. Generalmente, infatti, i sistemi elettorali quando tolgono alla rappresentatività danno alla governabilità e quando tolgono alla governabilità danno alla rappresentatività. A volte un sistema elettorale è molto rappresentativo, e ne esce un quadro frammentato; altre volte tende al maggioritario, rappresenta meno ma è più stabile. I sistemi moderni tentano un equilibrio ragionevole tra le due esigenze. Il rosatellum, invece, riesce a non garantire né l’una né l’altra cosa. Toglie valore al voto dei cittadini e non determina maggioranza e governi. Un vero pasticcio, che farà male al Paese.
Per Mdp l’opposizione sia al metodo della Fiducia sia al merito della proposta è stata netta e chiara. Tuttavia non possiamo nasconderci che si apre, anche per noi, una fase complessa. Quando la credibilità delle istituzioni e della politica si erode ne pagano tutti le conseguenze, anche chi ha lottato per impedirlo..
La prossima campagna elettorale sarà molto difficile. Noi dovremo riuscire a proporre ai cittadini un progetto di governo. Un progetto politico, quindi, che si ponga dentro un orizzonte di centrosinistra e non insegua derive velleitarie e minoritarie. Naturalmente dovremo farlo conservando radicalità e tipicità sui contenuti, che sono la nostra cifra distintiva. Non sarà semplice ma la politica è questo. Trovare il modo per unirsi senza snaturarsi.. Trovare la maniera di costruire progetti ampi, aperti, condivisi e inclusivi senza smarrire la propria identità.
Ci aspetta questo impegno e dovremo saperlo fare con giudizio e attenzione.
Michela Rostan