Si è aperta ieri, ufficialmente, la campagna elettorale dell’eurodeputato uscente Andrea Cozzolino, candidato, per il Partito Democratico nella circoscrizione dell’Italia Meridionale, nelle prossime elezioni europee del 25 maggio. Diverse migliaia di persone sono accorse da varie zone della Campania e da altre regioni del Sud a far sentire il loro appoggio in vista della tornata elettorale che, per la prima volta, designerà anche il presidente della commissione europea.
A fianco a lui i deputati Valeria Velente e Matteo Orfini, il consigliere regionale Antonio Marciano, il segretario provinciale Venanzio Carpentieri, la consigliera regionale Anna Petrone, l’ex senatrice Annamaria Carloni, decine di amministratori locali.
Onorevole con quale spirito inizia questa campagna elettorale?
«Dobbiamo vincere queste elezioni europee per cambiare anche il nostro paese. Siamo qui dopo cinque anni per una nuova sfida, affatto facile. Questo voto è importante anche per il governo nazionale perché dall’Italia deve partire una spinta a cambiare l’Europa. Se non fosse così, le riforme fatte da Renzi in questi primi 50 giorni rischierebbero di risultare vane»
Con lei abbiamo analizzato qualche tempo fa come le elezioni si fanno sempre più difficili per il malcontento popolare verso l’Europa.
«Noi a Bruxelles abbiamo combattuto duramente contro quegli stessi atti (fiscal compact con i vincoli di bilancio, ndr.) che sono divenuti slogan negativi nelle campagne elettorali di alcuni candidati. Questa Europa, plasmata dalle destre conservatrici, non la possiamo difendere perché non è quella che vogliamo. Il nostro tema, a differenza di molti oggi che sono gli stessi che hanno votato a favore di quei provvedimenti restrittivi, non è lo stare in Europa ma la missione»
Proprio per quello che sta dicendo, come pensa si può cambiare?
«Dobbiamo rendere il nostro continente e le sue istituzioni più trasparenti e democratiche, sfruttando, per la prima volta nella storia, l’elezione diretta del candidato alla presidenza della commissione. La principale sfida è quella di cambiare i trattati. La seconda è uscire dalla rigidità dei conti. Avere il vincolo di bilancio sotto il 3% e l’inflazione sotto il 2% non ci serve a nulla se ci ritroviamo con la disoccupazione giovanile e femminile altissima. Il tema del lavoro, dello sviluppo e della crescita devono essere al centro della nostra azione»
Cosa pensa che si debba fare, invece, sul fronte italiano rispetto a questi problemi?
«Bisogna riformare la Costituzione e superare le difficoltà e lentezze burocratiche. I nostri tempi, i tempi italiani, non sono concepiti in Europa. Abbiamo bisogno di un programma sociale più forte e già immagino quattro priorità: svincoliamo i fondi europei dal patto di stabilità. Mettiamo mano alle pensioni più basse che nel Mezzogiorno devono far fronte ad una sanità completamente privatizzata. Una riforma seria nel mondo del lavoro giovanile, mettendo mano anche ai tabù come le scuole di formazione. Riprendere il percorso positivo dei trasporti in Campania ed il tutto il Sud Italia»
In questi giorni il suo nome è girato spesso su alcuni articoli…
«Mi scusi se la interrompo. Immagino che vuole chiedermi. Per fare una battuta, ogni volta che mi sono candidato è successo qualcosa, quindi lo accetto come un fatto scaramantico. Però su una cosa voglio essere chiaro e ci tengo a sottolineare. Ho fatto l’assessore per quattro anni, prima ancora ho fatto il consigliere regionale per cinque, mai ho ricevuto un avviso di garanzia, mai una convocazione a chiarire alcuni procedimenti. Hanno scavato tanto e non mi è arrivato niente. Ribadisco niente se non un pò di invidia e gelosia. Io sono la mia storia e la mia storia è sotto gli occhi di tutti. Riesco ancora a stare tra la gente, a parlare con i territori, ad avere relazioni con le compagne e compagni. Io non sono un raccomandato del palazzo».