«Sono qui per parlare del partito», ha detto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, all’ingresso della Fonderia, rispondendo al collega che gli ha chiesto su De Magistris. Quando abbiamo provato a chiedere di un suo probabile impegno alla Regione, con una faccia sconvolta ha risposto: «Cosa?», dribblando la domanda.
«Non voglio fare un intervento da Ministro ma da compagno, nel senso di essere partecipe di un progetto», ha iniziato così il suo discorso lungo poco più di un quarto d’ora il Ministro Orlando, interrotto diverse volte dagli applausi. Come quando ha ricordato Pio La Torre, soffermandosi sulle classi dirigenti del Partito. «Il percorso di selezione e formazione delle classi dirigenti è franato. Pensiamo alla degenerazione della lotta politica e delle classi dirigenti, che ha poi trovato riscontro a livello nazionale. La fase di riscatto deve essere riportata all’interno del governo del Partito. Non ci possiamo permettere di avere leader che ogni giorno dicono cose diverse».
Non ha mancato di ricordare la sconfitta con De Magistris: «Abbiamo vissuto la sconfitta al primo turno del PD contro De Magistris. Questo testimonia un divorzio tra politica e la cultura: è una strada che non porta da nessuna parte».
«L’area Metropolitana di Napoli – secondo le parole di Orlando – è un realtà unica in Italia: rappresenta la più grande metropoli del Mediterraneo». Non ha mancato anche una “ricetta” per la crisi economica: «La spesa pubblica è fondamentale per uscire dalla crisi. Non lo dico per una constatazione meramente ragionieristica». «Dobbiamo costruire – ha detto riferendosi, infine alle sfide del Partito – tutti i giorni le sfide locali. Non esiste un partito, una coalizione o un progetto che rappresenta tutti. Spesso il centro sinistra ha pensato di essere una forza a carattere garantista. Noi dobbiamo scegliere chi rappresentare».