Padre Domenico Pizzuti è un gesuita e sociologo, che si occupa da sempre, delle minoranze del territorio napoletano. Vive a Scampia, dove ogni giorno si batte per i diritti dei più deboli e degli emarginati. Dove ogni giorno lavora affinché siano abbattute quelle diseguaglianze e vinte quelle difficoltà, che rendono il territorio di Scampia, un luogo tanto lontano. Padre Pizzuti, per dirla con le parole di Ale Zanotelli: «E’stato capace in questi anni di leggere con realismo cristiano e grande coraggio la situazione di Napoli». Ed è proprio il coraggio, che lo contraddistingue, che l’ha accompagnato nelle sue battaglie per i diritti dei Rom, degli impoveriti e degli emarginati. Il suo ultimo libro “Ri-partire dalle periferie” , è, infatti, una testimonianza del pensiero, ma anche delle azioni, che hanno caratterizzato la vita di quest’uomo.
E’un gesuita, che ha le idee ben chiare sul sistema che abita il nostro paese. Sistema verso cui è sempre stato durissimo. Padre Pizzuti, infatti, oltre ad essere attivo nell’impegno sociale, è stato professore di Teologia, ed è opinionista su diversi giornali e quotidiani online. Nei suoi scritti, di cui una parte è raccolta anche nel suo ultimo libro, si legge di camorra, dei Rom e anche di quel potere ecclesiastico, che da sempre ha criticato, perché non molto in linea con i principi basilari della religione cristiana. Padre Pizzuti è una persona, come ha scritto Zanotelli, in completa sintonia con Papa Franesco, di cui dice: «Condivido la sua linea di riforma, di ritorno all’evangelismo, sia per le alte gerarchie, sia per i fedeli. Tutto questo dipende dalla sua vocazione, ma trova ostacoli nell’inerzia della routine, delle varie Chiese e comunità religiose nel mondo».
Ha le idee ben chiare anche riguardo la città in cui vive, Napoli. Alla domanda su cosa pensasse di Napoli, ha risposto: «Napoli è immobile e non ce la possiamo prendere solo con i capi. La borghesia napoletana non si è fatta classe dirigente. In questa città ci sono sì dei dinamismi, in vari settori della città, ma non è in movimento verso una crescita. A me quello che da fastidio è che ai cittadini non vengono assicurati i bisogni primari, traffico, rifiuti etc. il cittadino che è trattato male, però, non si ribella. Il problema di questa città è non guardare al futuro, non si comprende verso cosa ci stiamo muovendo, verso che tipo di città». Eppure è una città che Padre Pizzuti conosce bene, è una città che studia e osserva ogni giorno, attraverso il suo attivismo. Come osserva il quartiere dove vive, Scampia, che crede sia: «Una costruzione sociale, che serve ad “alcuni” per ricevere risorse. Scampia è cambiata, non capisco però, perché nessuno parli della lotta alla criminalità, che viene fatta ed è ancora poco propagandata». Lotta che lui stesso conduce in prima linea da anni.
Le persone come Padre Pizzuti, purtroppo, si conoscono poco. Gli uomini che impegnano una vita a favore dei più deboli, fanno meno notizia, di chi invece li rende tali. E il suo ultimo libro, infatti, può e deve essere, un’occasione per rendere noto tutto il lavoro che alcune persone, con le loro comunità svolgono, in tutti quei territori disagiati e troppo spesso dimenticati.