Per due secoli è rimasto nascosto e dimenticato da un velo di intonaco dell’Ottocento. E’ il dipinto di Nicola Maria Rossi, che decorava il soffitto della Regina Maria Amalia di Sassonia e restaurato dagli studenti del Suor Orsola Benincasa. Uno strato di intonaco arricchito da ghirigori in cartapesta in pieno gusto neoclassico che apposto nell’Ottocento andava a coprire un affresco dell’allievo di Francesco Solimena. L’architetto Gaetano Genovese nel 1840, lo realizzò imbiancando il soffitto dopo una prima ripulitura al quale ne venne aggiunto un secondo ad inizio Novecento. Ed è proprio sotto quello strato di vernice che si nascondeva il tesoro di Nicola Maria Rossi, realizzato nel 1738. Una volta affrescata con l’immagine della dea Minerva che presagisce una felice e numerosa prole alla regina, con a lato l’Aurora che sorge in segno di buon auspicio. In basso a sinistra il dio Arpocrate, figlio di Iside ed Osiride a simboleggiare le guarigioni in caso di malattia. L’affresco si trova in una stanza lunga 5 metri, larga 3 e alta 6 che in origine era un boudoir (camera da letto), poi divenne una cappella privata ed infine la stanza della regina Maria Amalia in cui trascorse la sua prima notte di nozze con re Carlo III di Borbone. Una stanza segretissima che riporta alla luce il legame sentimentale di due sovrani che si sposarono per obbligo ma che si amarono tanto. Da questi ambienti guardavano il mare affacciandosi da un giardino pensile che nel Settecento era una delle perle del Palazzo Reale di Napoli, in seguito demolito. Il complesso, denominato oggi, “trittico della regina” è stato scoperto nel 1990 quando si avviarono una serie di lavori nella stanza usata in quegli anni come deposito. Fino a quel momento la si conosceva come “ambiente decorato” ed invece gli studi rivelarono che si trattava proprio dell’alcova della sovrana, grazie ad alcune antiche mappe precedenti ai lavori dell’Ottocento, quando re Ferdinando II fece spostare gli appartamenti reali dal primo al secondo piano. Purtroppo sono state demolite, invece, le stanze private di Carlo III di Borbone. Oggi, a due secoli di distanza, cittadini e turisti potranno ammirare lo stesso “cielo” che guardava la regina ogni sera prima di addormentarsi.