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Palla al centro. Il 2015 l’anno giusto per ripartire?

Che il nostro calcio non goda di ottima salute, economicamente e sportivamente parlando, non è certo una novità. Anzi, a dirla tutta, anche sul piano sociale non è che se la passi poi tanto meglio.

Il 2014, l’anno che ci apprestiamo a salutare, lascia, sullo sport più amato e seguito d’Italia, un segno difficilmente cancellabile, quantomeno nell’immediato. Eppure, il 2015 può essere l’anno buono per porre le basi di una rinascita non semplice. Ma andiamo con ordine.

Nello sport, si sa, contano i risultati. Ecco, quindi, che viene naturale pensare al Mondiale Fifa del Brasile, per fotografare in maniera chiara la situazione negativa del nostro movimento.

La nazionale Italiana rovina tristemente contro il modesto Costa Rica, per poi essere “morsa” dall’Uruguay e lasciare la competizione globale con larghissimo anticipo rispetto agli obbiettivi dichiarati, con conseguente abbandono della barca da parte del commissario tecnico Cesare Prandelli, (che scapperà in Turchia alla corte del Galatasaray – dove verrà esonerato dopo pochi mesi -) e Giancarlo Abete, presidente della FIGC.

E anche nelle competizioni per Club non ce la passiamo tanto meglio. La scorsa Champions League non ha, infatti, visto italiane passare ai quarti di finale, con il Milan distrutto dall’Atletico Madrid agli ottavi e la Juventus addirittura eliminata alla fase a gironi da Copenaghen e Galatasaray. Unica nota (quasi) lieta, il Napoli, che, però, è stato capace di buttare tutto all’aria la scorsa estate, sbagliando clamorosamente la partita decisiva per la qualificazione alla fase a gironi contro un Athletic Bilbao non certo irresistibile, ma sicuramente più voglioso.

Napoli seguito poi dalla Roma, ridimensionata e presa a schiaffi da Bayern e City.

Come dicevamo, anche sul piano sociale la situazione non si colora di speranza. Basta ricordare le terribili vicende del pre-Finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina che hanno portato alla scomparsa del napoletano Ciro Esposito per mano di un ex-ultrà della Roma.

Infine, l’elezione del nuovo presidente Carlo Tavecchio alla guida di questa grande macchina appena dopo delle sue dichiarazioni a sfondo razzista. Frasi che gli sono costate anche una sonora squalifica da parte della Uefa. Insomma, se non un autogoal, poco ci manca.

Non parliamo poi di stadi e strutture: mentre nel resto d’Europa si gioca su campi di velluto, straordinari palazzetti di proprietà dei club, veri e propri centri d’intrattenimento, nel nostro Paese ancora siamo costretti a recarci in complessi fatiscenti, senza alcun controllo, con prati degni dei migliori campi da coltivare.

Le conseguenze di tutti questi trend negativi si ripercuotono, ovviamente, sulle case delle società. Come fare, allora, a competere con chi vince e, in più, sfrutta lo stadio per incrementare i suoi già enormi ricavi? Come fare a tornare al livello delle grandi d’Europa sia a livello di club che di nazionale? Il Real e la Germania sono così inarrivabili?

La risposta, al momento, è sì. Ma non tutto è perduto.

Proprio l’anno che verrà, infatti, potrebbe segnare l’inizio della svolta di cui il nostro Calcio ha bisogno. La nazionale è stata affidata all’uomo migliore in circolazione, il vincitore degli ultimi tre scudetti, Antonio Conte, il quale, tramite dialogo con i club, stage, e tanti esperimenti con diversi giovani promesse, sembra voler dare una nuova dimensione alla squadra della federazione.

“Tornare a pescare dai vivai, credere nei talenti di casa nostra”. È questo il suo diktat. Quel che è certo, il suo approdo ha riportato entusiasmo all’ambiente. “Grinta e attaccamento” le credenziali imprescindibili per far parte del suo gruppo.

Se guardiamo alle competizioni europee, l’Italia ha buone possibilità di presentarsi nelle fasi finali dell’Europa League, essendo ai sedicesimi con ben cinque formazioni. A Inter, Napoli, Roma, Torino e Fiorentina, il compito di giungere fino in fondo. In Champions, la Juventus è l’unica approdata agli ottavi. Di fronte i tedeschi del Borussia in forte crisi. Che sia l’anno buono per finire almeno tra le migliori otto? Gli auspici sono ottimi.

Inoltre, sulla scia della stessa Vecchia Signora, anche Roma, Milan e Inter sembra stiano ponendo le giuste basi per avviare il processo di modernizzazione e privatizzazione degli impianti: un passo necessario per riportare i nostri colori a competere su campo e mercato con i colossi oltre-confini.

Insomma, il cielo sulla testa del Calcio Italiano è ancora fittamente grigio. Ma, sfruttando al massimo le possibilità che il 2015 ci presenterà, un po’ di nubi potremo sperare di cancellarle, proprio come le polemiche arbitrali. La FIGC, infatti, ha aperto ufficialmente alla sperimentazione della tecnologia in campo. Una svolta assoluta che potrebbe rilanciare la nostra immagine nel mondo.

Ma, soprattutto, il grande augurio che facciamo all’anno nuovo, e quelli a seguire, è di non sentire più parlare di crisi sociale e di nuovi casi Ciro Esposito. Sarebbe già una fantastica vittoria!

 

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