Bisogna interrogarsi sul significato di questa visita, peraltro breve in confronto a quella di tre giorni di Giovanni Paolo II° nel novembre 1990, sull’approccio alla comunità cristiana ed alla comunità civile napoletana con i noti problemi economici ed occupazionali . Certo non si riscontra il clima di entusiasmo e l’attesa che caratterizzò quella visita per un parola di speranza ed incoraggiamento non solo per il volontariato di Scampia. Il quesito è allora come si presenta papa Francesco a questa densa conurbazione, e quale messaggio porta al popolo dei fedeli e degli abitanti di questa città o area metropolitana.
Certo, come vescovo di Roma che presiede alla cattolicità nel mondo, ma anche cittadino di questo mondo, “bianco padre” a maggior ragione per il suo stile e l’approccio diretto con coloro che incontra in molteplici luoghi ed occasioni. E che, secondo indagini recenti in Italia, riscuote la massima fiducia da parte degli italiani per i suoi gesti e messaggi che non riguardano solo il rinnovamento della chiesa in alto ed in basso, ma il riconoscimento di diritti sacri come terra, casa e lavoro secondo un discorso poco valorizzato ai movimenti popolari non solo dell’America Latina.
Francesco non si presenta come teologo sottile ma come Pastore. Anche a Napoli secondo la parola rivolta a Pietro è chiamato a: “Fortifica i tuoi fratelli nella fede” (Luca 22, 31-32), fede “cristiana”appunto con tutte le sue conseguenze nella vita individuale e collettiva, una fede non privatizzata o meramente cultuale ma aperta al disegno di Dio sul mondo, ai bisogni sociali del territorio di appartenenza. Porta con sé l’esperienza delle Chiese del terzo mondo, specificamente dell’America Latina, e dei movimenti popolari. Quando una società ignora i poveri, ha ammonito Francesco nel Te Deum di fine anno, li perseguita, li criminalizza (come e accaduto in limitati episodi contro Rom ed immigrati anche a Napoli), quella società si impoverisce fino alla miseria, perde la libertà e preferisce la schiavitù del suo egoismo, della ricerca strumentale del facile consenso sulla pelle dei poveri cristi. Non consta per esempio finora un chiaro intervento, al di la di quelli assistenziali, e sollecitazione da parte della chiesa napoletana a favore di più di tre mila Rom abitanti – anche da decenni come a Scampia – in condizioni precarie in sette campi ghetto.
Due messaggi in particolare, a nostro avviso, sono da rivolgere alla comunità religiosa e civile napoletana:
– La parola d’ordine della visita di Giovanni Paolo II° era stata “organizzare la speranza” , oggi di fronte alla frammentazione e frantumazione delle realtà religiose su uno stesso territorio (clero e religiosi, parrocchie e variegati movimenti e gruppi religiosi, comunità cristiane e comunità civile) l’ invito pressante è a connettersi, a stabilire ponti, dialoghi per convergere in risposta ai bisogni sociali di singoli e famiglie e della più ampia comunità cittadina.
– Riscoprire e ridare centralità, di fronte ad una comoda riclerizzazione, al “popolo di Dio” che costituisce le comunità cristiane, come autentiche “esperienze di fede” e ridare voce per una governance comunitaria secondo le modalità previste dei Consigli pastorali richiamate più volte dal Cardinale arcivescovo, in riferimento ad un assuefatto e comodo mutismo quando la chiesa è la casa di tutti. Sembra predominare una religiosità governata dal clero, che fa comodo in alto ed in basso perché esime dal pensare e dal partecipare.
Di fronte ad una religiosità, a tratti accomodante e tranquillizzante, non farebbe male una maggiore apertura alle irruzioni dello Spirito, che non è solo dei profeti dell’AT o di qualche c.d. gruppo carismatico, portatore di creatività e novità nella chiesa cattolica e nelle chiese, negli individui, nella società, nel mondo, nella storia dei popoli, Si chiede troppo, per superare una classica mentalità di destino, fato e rassegnazione e di appiattimento sul presente e sul presente di questa città che ad osservatori di ritorno non sembra cambiare volto nel tempo se non nel sottosuolo (metro).
Vieni Papa Francesco in mezzo a noi con il tuo sorriso ed abbraccio fraterno.