Le parole di Papa Francesco nel docufilm “Francesco” del regista russo Evgeny Afineevsky, presentato alla Festa del Cinema di Roma il 21 ottobre, hanno suscitato molto scalpore soprattutto nel mondo ecclesiastico. Infatti è noto che la Chiesa non è mai parsa intenzionata ad aprire le proprie porte definitivamente ai diritti degli omosessuali, ma per la prima volta colui che è al di sopra di tutti, Papa Francesco, ha indicato un nuovo orizzonte che fa da seguito alla recente e dichiarata necessità di una legislazione ad hoc per le coppie omosessuali: tra le sue dichiarazioni emergono quelle in cui dice che gli omosessuali sono figli di Dio e in quanto tali saranno da lui accolti ed inoltre specifica che è favorevole alle unioni civili. Come si sospettava non tutti però hanno seguito la sua linea ed il primo a discostarsi è stato il cardinale Müller. Si sono quindi scontrati due filoni di pensiero tanto contrastanti quanto diffusi: per il curatore dell’opera omnia di Ratzinger non soltanto la Chiesa dovrebbe vietare le unioni civili, ma anche lo Stato laico perché considera ciò una violazione dei diritti umani. In particolare cerca di rifarsi ai canoni tradizionali, i quali prevedono l’esistenza di una famiglia composta da un uomo ed una donna, che una volta diventati padre e madre con i propri figli costituiscono la famiglia. Tuttavia Papa Francesco ritiene che nessuno dovrebbe essere escluso dal contesto sociale a causa del proprio orientamento sessuale. Di conseguenza innumerevoli giornali e riviste vicine alla realtà della Chiesa si sono scatenate nel pubblicare la notizia con punti di vista che sono risultati essere spesso agli antipodi gli uni dagli altri. Aldilà di ogni discussione a riguardo, la caratteristica delle democrazie occidentali e moderne è che vivendo per l’appunto in democrazia, ognuno di noi può esprimere liberamente la propria opinione, accettando il contraddittorio pur non condividendolo. Dunque ciascuno ha una propria identità e sicuramente il riconoscimento dei diritti altrui non scalfisce i propri. A tal proposito si può citare la frase di un pastore, di un politico, di un attivista con gli occhi rivolti a Dio e le mani tese agli uomini, Martin Luther King: “La mia libertà finisce dove comincia la vostra”. Queste parole hanno una risonanza universale su cui si fondano le nostre vite e che forse mettono tutti d’accordo giunti ormai nel 2020.
Antonio Simeoli