Ad un anno dall’elezione dell’Arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio a Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica col nome insolito ma programmatico di Francesco, un seminario di studio promosso dal Portale “Mondocattoliconapoli.it” su “Papa Francesco un anno dopo. Venti di cambiamento nella Chiesa. Quali messaggi per Napoli”, con la partecipazione di L. Pirillo, S. Tanzarella, V. Liberti, D. Pizzuti, intende riflettere in maniera non agiografica su questo Papa che con le sue parole ed i suoi gesti ha saputo suscitare nel corso di un anno di pontificato l’entusiasmo e la simpatia di credenti e non credenti ma anche resistenze sottili e silenzi che non significano assensi. Nella nostra città per esempio non ci consta che iniziative simili in questa occasione siano state promosse da strutture e gruppi cattolici. In questo anno, pellegrinaggi sono stati effettuati da parrocchie e movimenti per gli incontri dei fedeli con il Papa a Piazza S. Pietro ed i suoi afflati diffusi dai media passano con approvazione di bocca in bocca.
Si può pensare di trovarci di fronte ad una sacra, ma non solo, rappresentazione nell’abbraccio del colonnato di S. Pietro in cui Papa Francesco, attore principale, parla ed incontra fedeli ed ammiratori illuminati dalla sua parola e confortati dalle sue carezze. Non è solo un effetto mediatico che entra nelle case e forse meno nelle chiese ma l’affermazione ed il riconoscimento di un’autentica leadership a livello mondiale consacrata da prestigiose riviste internazionali uomo dell’anno e persino da un settimanale tipo sorrisi e canzoni di Mondadori. Con questo suo presentarsi con semplicità e parole che vanno al cuore dei problemi con il rigetto di ogni fondamentalismo, “poiché la verità su cui fondiamo l’ esistenza deve aprirsi al dialogo”, Papa Francesco attraverso i media si propone come un risolutore o una risposta alla crisi delle popolazioni e delle società che coinvolge valori, attese e speranze. Una persona a cui dare fiducia che può portare riconciliazione nella misericordia alle condizioni e relazioni umane.
Sulla scena napoletana, con l’entusiasmo si coglie una “distanza” rispetto a quanto visto, udito, celebrato in piazza S. Pietro nel senso di piena sintonia o meno con lo stile di Papa Bergoglio perché a casa propria continuano i vecchi vizi, cioè routine religiose anche per non attivazione di percorsi innovativi in campo religioso, strategie di conservazione o inerzia, cioè di cambiamento di atteggiamenti e comportamenti nella linea dell’insegnamento di Papa Francesco. Al di là dell’ammirazione e di citazioni dei discorsi di Papa Francesco, da parte del clero locale si manifestano talora espressioni dubbiose quasi che Francesco concentrasse eccessivamente l’attenzione sulla sua persona, che da un altro rappresentato del clero rappresenta come una manifestazione di “invidia”, ed un altro si interrogava sulla possibilità di fine di questa corrente di simpatia e di pellegrinaggi a piazza S. Pietro per tornare naturalmente al consueto dominato dal sacro e dalla figura clericale. Più meditatamente un altro caratterizzava papa Francesco come un “Cattolico evangelico” perché si può essere cattolici e non evangelici e forse evangelici e non cattolici.
Come titolava una prestigiosa rivista internazionale su papa Francesco come uomo dell’anno, si manifestano con il suo apparire ed operare venti di cambiamento nella chiesa e non solo nella scena dei media o di piazza S. Pietro. Quale cambiamento? E’ il cambiamento di un uomo solo supportato da milioni di followers? Non solo di stile comunicativo o di approccio empatico ai problemi delle varie condizioni umane: belle parole e gesti esemplari del vescovo di Roma e del mondo, di un buon pastore con l’odore delle pecore. Non si tratta di buonismo a buon mercato per l’abbraccio di bambini e malati, perché è in questione l’immagine e le strutture del Vaticano ma non solo, appannata da scandali, corruzioni, ricerca di prestigio del potere, pompa esteriore e lusso. Si dovrebbero riscrivere, “Le cinque piaghe della santa Chiesa. Trattato dedicato al Clero cattolico”di Antonio Rosmini (1849) e messo all’Indice, abbondantemente messe in luce dai media moderni. Non è solo questione di riacquistare la fiducia o consenso dei credenti, di riconquista di attenzione da parte del mondo laico, ma di cambiamento di approccio per il superamento di rigidità morali dominanti ma anche disattese, di riforma delle strutture economiche vaticane (vedi IOR) e dei costumi di prelati a servizio della missione della Chiesa, a partire da se stesso. La posta in gioco è costituita da questioni strutturali e spirituali di riforma della Chiesa, è hard e non tanto soft di sorrisi ed abbracci.
Sotto questo profilo, papa Francesco gesuita proveniente da “al di là del mondo” si può caratterizzare come autentico “Riformatore” della Chiesa non solo a Roma.