“Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso”. E’ stata questa la prima invocazione di Papa Francesco nel messaggio di Natale. Il pensiero del Pontefice è stato soprattutto per la città di Aleppo, “teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci. E’ quanto mai urgente che si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, rispettando il diritto umanitario”. “E’ tempo”, ha sottolineato il Papa, “che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese”
Papa Francesco ha messo al centro della messa della notte di Natale i bambini meno fortunati, i bambini emarginati, i più fragili nella scala della fragilità umana. Ad ispirare la preghiera del Pontefice, sicuramente i bimbi di Aleppo, e i bimbi migranti. I marciapiedi evocano poi la povertà dei tanti bambini in tutto il mondo e Papa Bergoglio non ha dimenticato i bambini-soldato. “Se il Natale è farsi interpellare da Gesù Bambino nella mangiatoia”, ha sottolineato”, “lasciamoci interpellare da tutti questi altri bambini”
“Cari fratelli, non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie!”. Lo dice forte e chiaro Papa Francesco nel discorso alla Curia romana riunita nella Sala Clementina per gli auguri di Natale. “Essendo la Curia non un apparato immobile, la riforma è anzitutto segno della vivacità della Chiesa in cammino, in pellegrinaggio, e della Chiesa vivente e per questo semper reformanda, reformanda perché è viva. E’ necessario ribadire con forza che la riforma non è fine a sé stessa, ma è un processo di crescita e soprattutto di conversione. La riforma, per questo, non ha un fine estetico, quasi si voglia rendere più bella la Curia; né può essere intesa come una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe”