Prima o poi Mark Zuckerberg – travolto dalle critiche per aver dichiarato che non censurerà i negazionisti dell’Olocausto – dovrà dirci da che parte schiererà il suo Facebook.
Dalla parte di coloro che giudicano la Shoah una delle più immani tragedie dell’umanità, oppure da quella di chi difende – a prescindere dalle posizioni controverse – il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero.
Non è più stagione di mezze misure e di mezze verità. Qui si tratta di comprendere in maniera chiara e inequivocabile se sul social più popolare del mondo ciascuno possa dire tutto ciò che pensa, anche quando il contenuto delle sue tesi infrangono capisaldi sui quali si sono edificate società, valori e culture nati dalle esperienze distruttive dei nazionalismi e dei totalitarismi del Novecento.
La forza di talune argomentazioni corre velocissima nella Rete e fa proseliti. A volte della peggior specie.