La satira politica è il sale di ogni democrazia. Lo sfottò irriverente segna un po’ la rivincita popolare nei confronti delle presunte insensibilità sociali consumate nel Palazzo.
Stessa sorte è toccata a Di Maio, Salvini e Berlusconi. Prima ancora di trovare la quadra su un possibile accordo, eccoli ritratti su una tela caravaggesca dal titolo emblematico – “I bari” – raffigurante i tre in abiti d’epoca intenti a giocare a carte, in quella che in realtà è una truffa ai danni di uno di loro.
La location non è casuale: a due passi dal Colle e di fronte all’Agenzia ANSA. L’artista da strada si è firmato Sirante; con tanto di cartellino nel quale si specifica, tra le altre cose, che “Questa scena, così teatrale, descrittiva e realistica contiene un monito morale, una condanna del malcostume, in particolare delle strategie dei politici”.
Sinceramente non condivido questo genere di sberleffo. E non perché nutra particolari apprezzamenti per questo o quello, ma in quanto si vuol far passare nell’opinione pubblica un messaggio fortemente denigratorio dell’intera classe politica e – per quella via – delle stesse Istituzioni.
Credo che non tutti i politici siano uguali. Il qualunquismo travestito da satira non mi ha mai convinto.