Settantaquattro anni dalla fine del secondo conflitto mondiale. Settantaquattro e non sentirli. Mettiamola così: se chiedessimo oggi a tantissimi giovani – non necessariamente Millenials – di fornirci uno spaccato degli eventi più importanti dal ’45 in poi, andrebbero in difficoltà.
Perché la storia si insegna partendo dalla notte dei tempi finendo per comprimere ciò che invece andrebbe esteso. Mi riferisco allo studio del Novecento – secolo di Totalitarismi (comunismo, fascismo e nazismo) e di immani tragedie belliche – la cui seconda metà è frettolosamente trattata per ovvie ragioni temporali. Risultato: un pezzo importante della nostro recente passato, dal quale si sono edificate società democratiche ispirate a valori di solidarietà e di uguaglianza, rischia di diventare un illustre sconosciuto. Giusto ridare nelle scuole dignità alla storia come disciplina fondamentale per la formazione degli alunni. Ma che sia una storia più recente.
La memoria non può andare troppo all’indietro, altrimenti precipita nell’oblio.