Mi sento europeista in un’Europa ammaccata e da aggiustare. Convinto che senza Europa, senza Schengen e senza moneta unica staremmo infinitamente peggio.
Ma l’essere europeisti non significa ammettere ingerenze alla vigilia di una votazione politica interna. Quel “dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non operativo in Italia” pronunciato dal Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker (che ha poi corretto il tiro), è francamente intollerabile.
Cosa teme il buon Jean Claude? Che l’Italia possa relegare in soffitta la sua tradizione moderata e filoeuropeista?
Invece di trasformarsi in improbabili opinion leader i tecnocrati di Bruxelles riflettano sulla siderale distanza che li separa dai cittadini dell’Unione. Uscite improvvide non fanno che alimentare il senso di insofferenza verso le istituzioni europee. I movimenti populisti e nazionalisti non aspettano altro. Brexit docet.