Questa Europa ha il fiato corto. Ieri si è letteralmente schiantata sullo scoglio migranti.
Un accordicchio, né più né meno, è stato trovato dopo una lunga notte contrassegnata da toni aspri e da sfottò.
Alla fine la montagna ha partorito il topolino. L’Italia resta da sola e in prima linea con il problema dell’accoglienza, altro che storie.
Non che il nostro premier potesse fare chissà cosa, ma almeno ci avesse risparmiato il patetico tentativo di trasformare un nulla di fatto in un successo.
L’egoismo degli Stati membri ancora una volta ha prevalso sulle nobili intenzioni dei Padri Fondatori di un’Europa unita dalla quale ci si aspetta ben altra visione comune.
E invece – alle prese con uno dei più drammatici esodi della storia dell’umanità (stime ONU prevedono un’ondata migratoria di 50 milioni di persone nel giro di qualche decennio) – il Vecchio Continente rispolvera antiche e nuove divisioni, riconfigura inedite e pericolose alleanze, contraddice il suo spirito cristiano e solidaristico.
Si ha l’impressione, oggi più che mai, che questi leader europei giochino a chi la spara più grossa. Sulla pelle non solo dei migranti, ma di tutti noi.