Compiti a casa per le vacanze. Un ossimoro che risveglia mai sopite polemiche. È giusto darli? O meglio lasciare tempo libero ai nostri ragazzi per coltivare altri interessi? Fa discutere l’invito ai docenti del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti a considerare il bisogno di riposo a studenti e famiglie limitando i carichi di lavoro a casa. Studi internazionali sull’argomento rivelano che -rispetto ai loro coetanei in giro per il mondo – i ragazzi italiani passino in media più tempo a fare i compiti tra le mura domestiche. Poco male. Le medie lasciano il tempo che trovano: non tengono conto ne’ delle differenti condizioni economiche che favoriscono o meno l’applicazione allo studio, ne’ della diversa organizzazione scolastica in uso ai vari Paesi (orari lunghi con disponibilità di mense, spazi per fare sport, eccetera). Tuttavia credo che il Ministro abbia ragione: meno compiti a casa si può. Qui non si tratta di restituire ore allo studente per intontirsi sullo smartphone. E neppure per fargli recuperare quella affettività familiare che è tutta da dimostrare. Qui è in gioco la capacità di un sistema scolastico di mettere in atto percorsi culturali diversificati che risveglino curiosità e interesse. Meglio qualche compito a casa in meno e qualche visita al museo in più.