“Nessun amico se non le montagne: racconto dalla prigione di Manus”. La critica lo giudica un libro- capolavoro. Per il quale il 35enne iraniano di etnia curda – Behrouz Boochani – ha vinto due premi Victorian, per la saggistica e per la letteratura, nonché un assegno da 80mila euro. Nulla di sensazionale, se non fosse che l’autore è un migrante clandestino da sei anni confinato sull’isola di Manus. Proprio così. L’Australia – dove era diretto – gli ha sistematicamente negato la richiesta di asilo e lo tiene relegato su quest’isola della Papua Nuova Guinea. Dalla sua baracca, senza un computer, ha scritto tramite WhatsApp il suo romanzo autobiografico: messaggino su messaggino inviati al traduttore e voilà, un successo che ha del clamoroso. Qualcuno ha scritto che Il genio impara solo da se stesso, il talento soprattutto dagli altri.
Il migrante in questione entra di diritto nella prima categoria.