Bene ha fatto la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, ospite a La7, a ricordare che i professori in Italia guadagnano troppo poco (contratto bloccato da otto anni) considerato che hanno in mano il futuro e il destino dei giovani. Certo, un raddoppio dello stipendio per adeguarlo alle altre realtà europee sarebbe auspicabile, ma è destinato a restare una chimera visto l’andamento delle nostre finanze pubbliche.
La retribuzione è solo una parte – pur rilevante – della storia. In un’Italia dove il 62% degli insegnanti ha più di 50 anni e solo il 27 per mille ne ha meno di trenta, si consuma il pluridecennale fallimento delle politiche sulla scuola. Il confronto con le altre nazioni è impietoso. In Turchia alle scuole primarie solo una maestra su dieci ha più di 50 anni, nel Regno Unito il 17,8%, in Grecia il 18,5%.
Si tratta di rendere la nostra scuola autorevole e competitiva, in primis introducendo seri criteri di aggiornamento continuo e di manutenzione dei livelli di competenze, poi accelerando sulla mobilità per studio e sviluppo professionale all’estero. Tutto si può e si deve fare in gran fretta. Perché i nostri giovani diventano sempre meno giovani e la scuola sempre più inadeguata.