Tra i volti nuovi della segreteria nominata martedì scorso da Matteo Renzi c’è quello della deputata irpina Valentina Paris. Classe 1981, passato di militanza nella Sinistra giovanile, in prima linea con la fondazione Equality Italia e Libera, è stata tra i giovani che Bersani portò con sé sul palco per l’apertura della campagna elettorale delle Politiche 2013. Le abbiamo chiesto di raccontarci le sue impressioni dopo la prima riunione della nuova segreteria unitaria del Pd Nazionale.
«È stata una segreteria interlocutoria perché ha coinciso con l’assegnazione delle deleghe, che confermano la volontà di costruire una gestione plurale del partito. Oltre all’emozione, c’è stato subito uno spirito collaborativo e operativo perché il Pd rappresenta il primo partito in Italia, quello su cui grava di più la responsabilità del governo, ma anche il primo tra le forze socialiste europee. L’impegno sarà, perciò, duplice».
Onorevole, cosa risponde a chi anche all’interno del Partito Democratico, critica Renzi per la scelta di personalità senza grande esperienza che finiranno per accentuare l’appiattimento della linea del partito sulle posizioni del Premier?
«Non condivido la critica. Nella prima segreteria Renzi era ancora forte il tema della rottamazione e di un forte cambio generazionale. Questa è una segreteria che non solo è plurale anagraficamente, ma anche nelle esperienze politiche. Ci sono generazioni diverse a confronto e questo, secondo me, rende più difficile che l’esecutivo sia appiattito sulle posizioni del premier. Anche questa è una sfida».
In tanti si aspettavano per lei la delega al Lavoro, invece è arrivata quella agli Enti Locali. Quale sarà il suo contributo all’Irpinia in questa fase in cui dalla capacità/volontà di riorganizzarsi in Unioni di Comuni dipendono grosse opportunità di interlocuzione con la Regione e l’Europa?
«L’Irpinia cresce se riparte un progetto di sviluppo per le aree interne del Paese. Riguardo alla sfida delle Unioni di Comuni e quindi del governo degli enti locali ritengo che in provincia di Avellino, come in tante realtà con caratteristiche simili, l’obiettivo sia quello di superare gestioni campanilistiche e supportare le autonomie locali nella difficile funzione di garantire servizi ai cittadini».
L’anno prossimo si voterà per le Regionali in Campania ed il Pd sta discutendo di nomi e programmi per il dopo Caldoro. Quali errori passati bisognerà non ripetere?
«Le regionali sono l’appuntamento su cui il Pd e la classe dirigente regionale si gioca non solo una partita di credibilità, ma la possibilità di offrire di nuovo speranze alla Campania e al Mezzogiorno. In questi anni, l’opposizione politico-amministrativa non è stata percepita completamente come alternativa al governo di centrodestra. L’obiettivo oggi è che lo strumento delle primarie, utilizzato troppo spesso per guerre tra bande e conte interne, possa essere efficace per selezionare i candidati, ma soprattutto le opzioni politiche che gli stessi rappresentano».