11% dei voti, per la seconda volta fuori dal Ballottaggio: quanto basta per dichiarare, con sufficiente certezza, che il PD è forza residuale a Napoli.
Una forza politica oramai estranea alla città, al suo tessuto civico e sociale. In un quadro in cui l’astensionismo ha superato il livello di guardia, la crisi del PD è evidente.
Lacerazioni, assenza di opposizione, ceto politico di fatto completamente sconosciuto alla città: una miscela esplosiva da cui non poteva che derivare una debacle storica.
Certo, la partenza ritardata della campagna elettorale non ha aiutato Valeria Valente. Se sei costretto a impiegare il primo mese di campagna elettorale tra ricorsi, commissioni e amenità varie è evidente che la corsa parte complicata. Su questo, è indubbio, pesa una ingenerosità e una irresponsabilità diffusa nel campo del PD. Ciò che altrove è stato trampolino di lancio , le Primarie, a Napoli sono diventate, ancora una volta, zavorra e ostacolo.
Quanto c’è del rancore post-primarie in questa tragedia elettorale? Tanto, ma non tutto.
Alle macerie post-primarie vanno aggiunte alcune scelte improvvide e quanto mai incomprensibili, oltre che un profilo politico-comunicativo fragile e fumoso.
La sconfitta del PD a Napoli ha tanti nomi e cognomi, che andranno fatti.
Un dato è certo: è la fine di una comunità politica, definitivamente lacerata da conventicole, gruppetti e notabilati di stampo feudale.
di Francesco Enrico Gentile