1) All’orrore dei morti e delle armi si accompagna ormai la sua ricaduta sociale.
L’allarme dell’ Ad di JP Morgan – un uragano economico in arrivo – e’ il segno che questa guerra (peste incolga chi l’ha avviata e chi la sta utilizzando per logorarlo) non la reggono più nemmeno i guru del capitalismo globale.
Il fatto e’ che l’uragano sembra già quasi in corso: grano, carburante, caro bollette, calo di occupati e fatturati.
Una crisi economica e sociale profonda.
Tutto ciò al netto delle verbose intemperanze di presunti leader, in realtà figure provinciali, che si vorrebbero intestare il disagio.
Incapaci però di nascondere alla pubblica opinione – che lo capisce benissimo – il loro intento disperatamente collegato a sondaggi elettorali in vertiginosa picchiata.
2) Unici a non accorgersi che la consegna è cambiata sono i media nostrani, avevano un altro spartito fanno fatica a cambiarlo.
Povere creature, loro non si sono accorti nemmeno che tra una manciata di giorni ci sarebbe una consultazione referendaria su alcuni quesiti.
I quesiti sono sulla giustizia, non ne parlano neanche i giustizialisti, meglio tacere che rischiare che possa mutare qualcosa.
Non vado qui nel merito, ma chi puo’ sostenere che la giustizia italiana non presenti incongruenze e aporie e che – al di la’ degli stessi quesiti – una vera discussione finalmente democratica sarebbe opportuna?
3)Dopo lo sciopero generale i lavoratori di ogni tipo sono tornati invisibili. Eppure problemi e vertenze non mancano certo.
Chissà che in autunno non si debba scioperare di nuovo. Farebbe bene il sindacato confederale a rifletterci per riaprire una grande stagione di riforma sociale.
Senza una contesa così diventerà corresponsabile della frammentazione cui la pur generosa presenza del sindacalismo di base non potrà fare argine.
4) Su Napoli glisso. Davvero deprimente tornare sul torpore di sindaco e giunta.
Ho anche letto che vogliono privatizzare gli asili nido.
Ho visto che l’on. Paolo Siani si sta battendo per evitare che i bambini delle mamme detenute siano costretti al carcere.
Proposta: perché non si occupa anche di questa vertenza sui nidi?
5) Ho letto uno scomposto attacco a Cacciari su un grande quotidiano, a firma di un oscuro cronista.
La colpa: si sarebbe un po’ spazientito ascoltando cose dette da altri. E allora?
Nemmeno più spazientirsi e’ possibile?
Poi l’oscuro cronista sproloquia di presunta superiorità culturale e simili.
Non sarebbe stato meglio scrivere del merito di ciò che Cacciari diceva?
O ancora di più commentare l’ultimo bel saggio del filosofo veneziano che muove dall’uomo senza qualita’ di Musil?
Ulrich, scrive Cacciari, e’ colui che si aggira nelle pieghe della storia mostrando, nelle parole e i silenzi, come il punto di rottura possa determinarsi ovunque.
Come in ogni punto il “sistema” possa collassare. Egli si muove costantemente intorno al punto critico, nell’impossibile possibilità di prevederlo.
Sara’ proprio quel possibile punto di rottura di cui parla il filosofo ad aver spaventato l’ignaro cronista?
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