Non è una voce melodiosa, calda e accattivante, la sua. Al contrario, è grassa, aspra e “villana”.
È una voce di “dentro”, a volte cattiva, a volte dolce e stridula… coinvolgente, quando diventa un crescendo ritmato, quando acquista velocità…
Peppe (Giuseppe) Barra nasce a Roma nel 1944 da una famiglia di artisti napoletani. Giusto il tempo di nascervi… Il padre è Giulio Barra (fantasista e valente artista di varietà) e la madre Concetta (indimenticabile e travolgente attrice, icona del teatro popolare partenopeo). È subito attratto dal mondo del teatro ed inizia prestissimo a respirare l’aria del palcoscenico.
L’innato istinto, la mimica, “quella” sua voce e la magnetica presenza scenica contribuiscono, nel corso degli anni, a trasformarlo in un cantante attore di grande spessore capace di dialogare con il pubblico e di legare con un filo sempre più sottile il copione all’improvvisazione ed alla carica di ironia tipicamente partenopea.
Dalla madre eredita la felicità di stare in scena: da bambino frequenta importanti scuole di teatro e dizione e inizia così la sua carriera di attore.
Comincia a recitare lavorando nel teatro di ricerca con Gennaro Vitiello, dopo essere passato da zietta Liù, maestra di recitazione.
Entra subito dopo come professionista al Centro Teatro Esse, prediligendo la musica e il canto.
Decisivo nello sviluppo della sua carriera l’incontro con Roberto De Simone e la Nuova Compagnia di Canto Popolare.
La frequentazione del maestro De Simone stimolerà in maniera significativa non solo l’evoluzione artistica del Barra attore, ma anche e soprattutto l’inizio della sua attività di autore e studioso della tradizione popolare campana. Entra nella Nuova Compagnia di Canto Popolare e diventa uno dei protagonisti indiscussi della Gatta Cenerentola, l’opera teatrale di Roberto De Simone, rappresentata con successo in tutto il mondo, nella quale unì doti di finissimo interprete della lingua e della tradizione musicale napoletana ad una mimica unica.
Con la NCCP si esibisce in molti paesi europei, mentre con la regia di De Simone rappresenta altri spettacoli, tra cui “La cantata dei pastori”, “Li zite ‘ngalera”, “Festa di Piedigrotta”, “L’Opera Buffa del giovedì santo” e “Eden Teatro”.
Scopre ed affina grandi doti di eclettismo, virtuosismo e camaleontismo, diventa cantore della moderna napoletanità e giullare della tradizione popolare che rivisita con estro e spirito innovativo, narrando storie antiche e di favole immortali.
Nel 1978 dopo aver lasciato la NCCP, partecipa alla Serata in onore di Eduardo De Filippo, trasmessa in Tv e condotta da Vittorio Gassman.
È chiamato al cinema da Sergio Corbucci nel film “Giallo napoletano” al fianco di Marcello Mastroianni, Peppino De Filippo e Ornella Muti.
Nel 1980 vince il premio “Saint Vincent” come attore e nel 1981 vince il premio “Maschera d’oro”. Partecipa inoltre al film “La pelle” di Liliana Cavani, che vede ancora una volta Marcello Mastroianni tra gli attori principali del film, ma anche Carlo Giuffrè, Claudia Cardinale e Burt Lancaster. Barra interpreta la parte di un sarto.
Nel 1982, in occasione del Carnevale di Venezia, si esibisce in un assolo dando vita a “Peppe e Barra”, scherzo in musica in due tempi, scritto con Lamberto Lambertini su musiche di Eugenio Bennato, dove compare, a sorpresa, la madre Concetta Barra, che da allora parteciperà a tutti gli spettacoli del figlio. Fonda la Compagnia “Peppe e Barra”, e nel 1983 esce un suo disco intitolato proprio “PEPPE E BARRA”.
I critici ne elogiano l’estro creativo:
“Il legame con la cultura e la tradizione napoletana sono fondamentali per un artista che, attento alle sfumature e con energia istintiva e travolgente, fa convivere nei suoi spettacoli suoni e parole in una forma di inseguimento e fusione, ricercando Napoli, raccogliendola nei suoni della sua memoria orale, che egli non intende perdere, nei mercati, nei vicoli, lungo le brezze dei suoi porti, dove si mescolano suoni e ritmi. La forza della parola, gli accenti sospesi del suo dialetto diventano, attraverso i suoi vividi resoconti, la viva e palpitante materia con cui riporta alla superficie le emozioni della sua terra.
Peppe Barra, artista colto e raffinato, è considerato uno dei protagonisti più eclettici della scena napoletana e personaggio di rilievo della cultura del Novecento, protagonista del recupero della tradizione popolare musicale e teatrale, la cui forza dirompente è trasformata dall’artista in una commistione di sogni, desideri, passioni e suggestioni attraverso l’intensità e l’ironia che la napoletanità esprime nei suoi testi e nelle sue riscritture: molte delle quali occorre che siano pubblicate per non disperdere questo immenso patrimonio”.
Attore, musicista, cantante, cabarettista è, certamente, tra i più interessanti artisti contemporanei che Napoli ha regalato alla scena internazionale negli ultimi anni.
Nel 1983 fa la parte teatrale di “Sancho Panza” nei Frammenti teatrali del “Don Chisciotte” tratto dal romanzo di Miguel De Cervantes.
Mette in piedi con la sua Compagnia “Peppe & Barra” numerosi spettacoli di successo come “Senza mani e senza piedi” (1984), “Zeza” (1984), “Sempre sì, ovvero il segreto per essere felici “(1985), “Varietà c’est moi” (1986), “Nel regno di Pulcinella” (1987) che vede la regia dello stesso Barra, “Signori, io sono il comico” (1987), “Il principe di Sansevero”, “La festa del principe” (1988), “Cantata a Viviani” (1988). E nel 1988 esce un altro disco intitolato “Peppe e Concetta Barra n. 1” con appunto la voce della mamma.