Nietzsche ne Il Crepuscolo degli idoli (1889) scriveva “C’è bisogno di educatori che siano essi stessi educati, spiriti superiori, aristocratici, comprovati a ogni istante, non dei tangheri addottrinati che il liceo e l’università offrono oggi alla gioventù come fossero “balie di grado superiore””. Ebbene, il senso di questa citazione risuona in qualche modo anche nelle parole dell’artista Peppe Capasso, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Nola. Risuona, però lo fa tuonando alla maniera di un martello su un’incudine.
«Manca la figura del Maestro. – dichiara Capasso – Non conta dire mi sono laureato in, conta piuttosto dire con chi ti sei laureato. È importante con chi fai esperienza, fa differenza se a insegnarti è stato Picasso o l’ultimo degli imbratta tele». Così il Direttore ha commentato la scelta degli ottimi docenti che arricchiscono l’offerta dell’Accademia: «Con questa struttura attrezzatissima e con bravi docenti – ha dichiarato Capasso – ci auspichiamo di poter ripristinare un’identità e memoria antica, una necessità di fare l’arte con la A maiuscola. L’avvento del digitale e del virtuale ha ammazzato la creatività. Nessuno dipinge più, scolpisce più, c’è solo un copia incolla».
Parole ricamate, dipinte, scolpite, parole che funzionano come un risveglio di coscienze: «C’è un dormiveglia, è tutto una masticatura di vecchie cose. Non si fa più sperimentazione. I docenti sono narcotizzati». Causa prima di questo assopimento sarebbe, secondo Capasso, la perdita dell’esercizio manuale, dell’arte come saper fare e non come saper-far-fare, magari a una macchina: «Questa struttura nasce in opposizione a quelle ufficiali, statali e non. Hanno assassinato le Accademie; in tutte le accademie d’Italia non si fa più niente; la pittura parlata, la scultura parlata, il disegno parlato, la grafica parlata, di manualità non c’è più niente. Noi vogliamo reclamare il ruolo di creatività e manualità, ritornare di nuovo all’Umanesimo, la bottega del ‘400, perché il vero rinascimento è avvenuto nel ‘400, la nota più alta del nostro Paese e che sta scomparendo» confessa Capasso a mente aperta e lingua sbrigliata, com’è per le personalità più acute.
A sentir questo, si potrebbe cadere in errore e credere che l’Accademia sia solo ritorno alle tradizioni, sia solo le antiche discipline artistiche, e, invece, l’offerta formativa di questo nuovo centro culturale (così ci piace definirlo) spazia dalla tradizione all’innovazione: ci sono sì il corso di scultura e pittura, ma ci sono altresì web e fashion design, arte terapia, Apr-drone, passando per Fotografia, Cinema e Televisione: «Senza tradizione non c’è futuro. C’è molto concetto sbagliato dell’avanguardia con cui noi non concordiamo, l’avanguardia rifiuta il passato, noi crediamo che senza passato non ci sia futuro. Siamo per una sperimentazione e una ricerca continua. Sappiamo amare anche criticamente il passato, ci vuole dialettica viva, continua, giorno per giorno» dichiara ancora Peppe Capasso. A dimostrazione di un percorso costellato di diversità e attenzione alle nuove frontiere, l’Accademia di Belle Arti di Nola è anche grande promotrice di eventi: dalle presentazioni di libri, alle mostre, fino ai laboratori e workshop come l’ultimo dedicato alle riprese televisive in alta definizione e 3d con la partecipazione della Trans Audio Video group, azienda leader nel settore. Un evento che ha palesato anche la volontà da parte dell’Accademia di fare da tramite, ponte, verso il mondo del lavoro portando quest’ultimo dagli studenti.
Un’altra delle caratteristiche fondanti l’Accademia è l’interdisciplinarietà: il far dialogare tra loro i vari insegnamenti e aree tematiche permettendo allo studente di spaziare dall’una all’altra evitandogli così di rinchiudersi in un solo settore e garantendogli una trasversalità di conoscenze che si richiamano e amplificano tra di loro. Un pregio questo che riconosciamo allo stesso direttore: Peppe Capasso, oltre ad essere pittore e scultore, è anche grande appassionato di letteratura e, in particolare, di Dostoevskij: «2 più 2 uguale a 5. 2 più 2 uguale a 4 è l’inizio della morte. Loro appartengono alla morte. Io sono per il 2 più 2 uguale a 5 come diceva Dostoevskij» afferma riferendosi a quelli che hanno ammazzato la creatività. Qualcosa che piaceva ripetere anche ad Arthur Koestler secondo cui “la creatività è l’arte di sommare due e due ottenendo cinque”. Una prova dell’amore per lo scrittore russo sono i titoli di due delle mostre di Peppe Capasso: “Memorie del sottosuolo”(2013) al Nea e “L’uomo nell’uomo” (2009) a Castel dell’Ovo.
“Una passione che – ci spiega il direttore, facendo riferimento sempre al genio russo – mi viene dal teatro perché io ho lavorato per decenni con Leo De Berardinis, Vera Gallo e Carmelo Bene, i più grandi geni del teatro del ‘900 italiano. Mi hanno violentato”. Ancora una dimostrazione della poliedricità dell’artista.
Tutto questo confluisce mirabilmente nell’Accademia di Belle Arti di Nola sita nel suggestivo seminario vescovile che vanta, tra le altre cose, la presenza del Cippus abellanus, una lapide contenente iscrizioni in lingua osca risalenti alla prima metà del II secolo a.C..
Arte, storia e cultura che trasudano dalle mura dell’Accademia e dalle voci che la abitano.