Le personalità che si confrontano in vista delle primarie del sei marzo sono tutte di valore ma, almeno per ora, di idee davvero grandi se ne vedono poche. Intanto Napoli regge a fatica come sempre oscillando tra quella sua immagine, tramandata nei secoli, di inferno e paradiso. Strutture, organizzazione, programmazione latitano, anche se questo pare non impedire a schiere di turisti di correre qui da ogni parte del mondo. I nodi veri – peró – restano aperti. D’accordo non da oggi. Nessuno vuole buttare la croce addosso al sindaco uscente, l’ex pm che si insedió a S. Giacomo grazie a una congiuntura che sembrava irripetibile e che rischia, invece, di ripetersi. È come se la città fosse sospesa a se stessa.
I quartieri più difficili fanno notizia per i loro problemi e drammi? L’impatto della camorra resta forte e anzi si fa molecolare nella miriade di aspiranti mini boss che seminano terrore disputandosi le piazze dello spaccio? I grandi nodi sociali dello sviluppo e del lavoro dopo la fine del ciclo industriale ( a questo alludono il nodo di Bagnoli o quello del porto) non trovano un binario entro cui avviarsi?
Sembra che temi cosi, il vero cuore del destino di Napoli, restino laterali, sbiaditi a fare da sfondo. Il sindaco uscente si autocompiace di una “rivoluzione” di cui perfino il termine, cosi solenne e tragico, suona offensivo. Alcuni tra i candidati delle primarie parlano di improbabili città a misura di giovani o bambini. È in questo quadro che Bassolino appare il candidato più solido e concreto. Ci sono gli anni passati al potere, è vero. Ma, per chi non cede a narrazioni di comodo, li ci furono in realtà delle ombre, ma anche molte luci. Si potrebbero elencare la metro o le iniziative culturali di spessore. La scelta, ancora unica in Italia, del reddito di cittadinanza o quella – esplosa la crisi nel 2007 – di sostenere il reddito dei cassaintegrati portando il loro salario al massimale consentito dalle norme. Ci sarebbe, peró sempre qualcuno a riparlare di rifiuti. Da protagonista ( modesto) un po’ di frontiera di quegli anni, ritengo corretto ricordare che se quel ciclo integrato tardó ad essere completato non fu solo colpa del governatore. Penso a chi, anche della mia antica parte politica, piuttosto che farsi carico preferì cavalcare quella vicenda con cinismo. E che se oggi la crisi è sotto controllo ( anche se non strutturalmente risolta), lo si deve all’impianto in funzione ad Acerra e alle altre strutture costruite negli anni del Bassolino comnissario. Questo è il passato. Ma Bassolino, anche oggi, appare il candidato più convincente. Gira i quartieri difficili, parla con le persone, prova a sfidare la frammentazione e a ricostruire legami sociali, a fare comunità. In questo è di sinistra. Ed è consapevole che senza maturità istituzionale, dialogo tra poteri diversi, un rapporto serio con il governo centrale, una città come Napoli non la governi. C’è saggezza e vocazione al futuro nella sua azione di queste settimane, e mi appare anche umanamente piu’ pronto, più capace di comprendere i propri limiti. E questa, èuna garanzia anche per la democrazia.