ultimissime

Perché il sistema immunitario dei bambini risponde meglio al covid

Una risposta immunitaria più aspecifica potrebbe essere la chiave per scongiurare i sintomi più gravi della covid? Sembra suggerirlo uno studio che ha messo a confronto la reazione del sistema immunitario di adulti e bambini per capire perché i secondi, a parità di carica virale, sviluppino generalmente la malattia in forma meno preoccupante. Secondo la ricerca pubblicata su Science Translational Medicine la differenza sarebbe proprio nella diversa linea difensiva messa in campo in età pediatrica contro l’infezione da SARS-CoV-2: un meccanismo più elementare e non specializzato, che però sembra proteggere da una progressione più seria della malattia.

r

GIOVANI E MENO GIOVANI. Un gruppo di scienziati dell’Albert Einstein College of Medicine e del Children’s Hospital at Montefiore di New York in collaborazione con l’Università di Yale ha studiato 60 pazienti adulti e 65 pazienti “pediatrici” (di età inferiore ai 24 anni) contagiati dalla CoViD-19 tra marzo e maggio 2020. Venti malati di quest’ultimo gruppo avevano sviluppato la MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children), la malattia infiammatoria che colpisce i vasi sanguigni che è tra le possibili complicanze della covid in giovane età. Le analisi si sono concentrate sui diversi tipi di cellule immunitarie sviluppate dai pazienti, sugli anticorpi e sulle proteine infiammatorie, le citochine, prodotte come reazione all’infezione.

GENERICA MA EFFICACE. L’esito della malattia è stato più favorevole nei bambini e nei ragazzi. Solo cinque di essi (l’8%) hanno avuto bisogno di ventilazione meccanica, a differenza degli adulti che sono stati 22 (il 37%). I decessi nel gruppo pediatrico sono stati 2 (il 3%), contro i 17 del gruppo “senior” (il 28%). Nessuno tra i pazienti affetti da MIS-C è deceduto.

Secondo gli autori dello studio, i bambini hanno reagito meglio grazie a una più potente immunità innata o aspecifica, la prima linea difensiva dell’organismo, quella che risponde più rapidamente ma in maniera non specializzata all’invasione di patogeni. Questa forma di immunità è più consistente in giovane età, prima il sistema immunitario ancora acerbo abbia formato un archivio di ricordi delle malattie già avute. L’immunità adattiva o specifica, la seconda linea di difesa del sistema immunitario, che mette in campo anticorpi e cellule immunitarie specializzati, è un potenziamento della prima risposta che può derivare “dall’esperienza” (perché l’organismo conserva una memoria del patogeno già incontrato) o essere stimolata in modo artificiale per esempio da un vaccino.

TROPPA SOLERZIA. I pazienti pediatrici con covid mostravano livelli molto più elevati di alcune citochine – come la IL-17A – associate alla risposta immunitaria innata. Proprio queste proteine potrebbero, per i ricercatori, proteggere dalla sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), una forma di insufficienza respiratoria che è tra una delle complicazioni più temute della CoViD-19. Invece, paradossalmente, i livelli di anticorpi neutralizzanti specifici contro il SARS-CoV-2 erano più elevati nei pazienti adulti che erano deceduti o avevano avuto necessità di ventilazione meccanica, sia rispetto agli altri adulti con forme meno gravi sia, e di gran lunga, rispetto a quelli schierati dal sistema immunitario dei bambini.

«Questi risultati suggeriscono che le forme più gravi di CoViD-19 negli adulti non sono causate da un insuccesso della loro immunità adattiva nel montare una risposta anticorpale o di cellule T», commenta Kevan C. Herold, tra gli autori. «Piuttosto, i pazienti adulti rispondono all’infezione da coronavirus con una risposta immunitaria adattiva troppo vigorosa che può favorire l’infiammazione associata all’ARDS».

PLASMA E VACCINI. Se confermata, la scoperta potrebbe avere conseguenze anche sulle terapie in sperimentazione contro la CoViD-19. «I nostri pazienti adulti che hanno avuto esiti sfavorevoli avevano alti livelli di anticorpi neutralizzanti, e questo suggerisce che il plasma convalescente, che è ricco di anticorpi neutralizzanti, potrebbe non aiutare gli adulti che hanno già sviluppato segni di ARDS». Anche la maggior parte dei vaccini testati contro la covid è finalizzata a stimolare gli anticorpi neutralizzanti. «Potremmo voler considerare vaccini che promuovono l’immunità in altri modi, per esempio potenziando la risposta immunitaria innata».

Potrebbe piacerti...